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FLORENCE, ITALY - MARCH 03: Cesare Prandelli manager of ACF Fiorentina looks on during the Serie A match between ACF Fiorentina and AS Roma at Stadio Artemio Franchi on March 3, 2021 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Marco Tardelli ha commentato le dimissioni di Cesare Prandelli nella sua consueta rubrica su La Stampa: "La domanda mi è venuta spontanea, mentre leggevo il messaggio di commiato di Cesare Prandelli: quand'è stata l'ultima volta che mi sono emozionato per una partita di calcio? Per un gol, un gesto, qualcosa da ricordare? Ecco, appunto, non me lo ricordo, questo è il punto. Le sue dimissioni sono un atto privato in cui non mi permetto di entrare. Ma il loro valore simbolico ha un peso enorme, che non può lasciarci indifferenti. Sì, le parole di Cesare sono state un detonatore. E i nodi ora vengono tutti al pettine: l'assenza di pubblico, i contagi tra i giocatori, un gioco sempre meno avvincente, ripetitivo, noioso, interpreti sempre meno attraenti, ordinati come soldati ma senza un briciolo di fantasia, l'ulteriore perdita di competitività in Europa, il teatrino sempre più desolante dei nostri presidenti, incapaci di visione, capacissimi solo a litigare per strappare un milioncino in più alle televisioni. Io, però, «speravo de morì prima» di vedere un calcio privo di emozioni... e pieno di veleni. Il riferimento a Totti non è casuale. Le ultime emozioni in cui ci siamo ritrovati come comunità calcistica, sono due eventi luttuosi: l'addio del capitano che lascia con un'ultima scena indimenticabile e, ahimè, l'addio struggente da spezzare il cuore al mio amico Paolo Rossi".
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