Marco Tardelli ha commentato le dimissioni di Cesare Prandelli nella sua consueta rubrica su La Stampa: "La domanda mi è venuta spontanea, mentre leggevo il messaggio di commiato di Cesare Prandelli: quand'è stata l'ultima volta che mi sono emozionato per una partita di calcio? Per un gol, un gesto, qualcosa da ricordare? Ecco, appunto, non me lo ricordo, questo è il punto. Le sue dimissioni sono un atto privato in cui non mi permetto di entrare. Ma il loro valore simbolico ha un peso enorme, che non può lasciarci indifferenti. Sì, le parole di Cesare sono state un detonatore. E i nodi ora vengono tutti al pettine: l'assenza di pubblico, i contagi tra i giocatori, un gioco sempre meno avvincente, ripetitivo, noioso, interpreti sempre meno attraenti, ordinati come soldati ma senza un briciolo di fantasia, l'ulteriore perdita di competitività in Europa, il teatrino sempre più desolante dei nostri presidenti, incapaci di visione, capacissimi solo a litigare per strappare un milioncino in più alle televisioni. Io, però, «speravo de morì prima» di vedere un calcio privo di emozioni... e pieno di veleni. Il riferimento a Totti non è casuale. Le ultime emozioni in cui ci siamo ritrovati come comunità calcistica, sono due eventi luttuosi: l'addio del capitano che lascia con un'ultima scena indimenticabile e, ahimè, l'addio struggente da spezzare il cuore al mio amico Paolo Rossi".
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Tardelli: “Parole Prandelli come un detonatore. I nodi del calcio vengono al pettine”
Il commento dopo le dimissioni rassegnate da Cesare Prandelli: "Il loro valore simbolico ha un peso enorme, che non può lasciarci indifferenti"
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