- Squadra
- Nazionali
- Calciomercato
- Statistiche
- Coppa Italia
- Social
- Comparazione Quote
- Redazione
GERMOGLI PH: 26 OTTOBRE 2025 FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI SERIE A FIORENTINA VS BOLOGNA NELLA FOTO GUDMUNDSSON
"A volte basta un niente. Una giocata, un episodio, un dettaglio che finalmente si sistema. Vale nella vita, come nel calcio. Anzi. Molto spesso, vita e calcio viaggiano a fianco. Perché molto spesso, forse troppo spesso, ci si dimentica che in campo vanno degli uomini, magari molto giovani, prima che dei calciatori". Così inizia il pezzo del Corriere Fiorentino sulla vicenda di Albert Gudmundsson, che ieri con un lungo post su Instagram ha definitivamente chiuso il suo processo interiore.
Il giocatore islandese, accusato nel suo paese di cattiva condotta sessuale, a Firenze non è mai riuscito ad esprimersi come nei suoi anni a Genova. Lo dicono le prestazioni, ultime uscite comprese, e lo certificano i numeri: 49 presenze, con la maglia viola, condite da 12 gol (4 quest’anno) e 5 assist. Pochissimo per uno che nell’ultima annata sotto la luce della Lanterna aveva timbrato 16 volte in 37 partite. Anche l'Inter si era mossa per portarlo via da Genova, poi però qualcosa è cambiato. Il processo, i dubbi sul futuro e le continue accuse nel suo paese non lo hanno mai lasciato libero mentalmente. Una bruttissima storia, che si è chiusa giusto una settimana fa con il ricorso contro la sua assoluzione (ribadita in due precedenti occasioni) definitivamente respinto.
Tuttavia le accuse non sono finite e in Islanda hanno fatto grande scalpore le ultime affermazioni di Drífa Snædal, portavoce di Stígamót, un'associazione che offre supporto e rifugio a sopravvissuti di violenza sessuale e traffico di esseri umani. In un articolo su Visir.is, Snædal ha voluto gettare dell'ulteriore sale sulla ferita del calciatore della Fiorentina: "La recente sentenza della Corte Suprema nel caso contro Albert Gudmundsson è una chiara ragione per cui le vittime di reati sessuali raramente si rivolgono al sistema giudiziario in cerca di giustizia. Si discute persino di come era vestita la vittima e di cosa intendesse dire con il suo abbigliamento. Lo stesso giorno in cui la Corte Suprema ha assolto Albert è stata emessa un’altra sentenza in cui un uomo di origine araba è stato condannato. In quel caso la Corte Suprema ha considerato la testimonianza della vittima come prova sufficiente. È interessante chiedersi: la Corte Suprema avrebbe avuto posizioni diverse se non si fosse trattato di un noto calciatore della nazionale islandese?"
È stato anche per questo, probabilmente, che Albert ha deciso ieri di rompere il silenzio, rispondendo con una lunga lettera alle continue accuse provenienti dalla sua terra natale. Gudmundsson ha voluto chiudere una volta per tutte questa terribile vicenda, che in questi mesi lo ha tormentato. Adesso chissà che insieme alla pace non ritrovi anche i suoi colpi. Per il suo bene e quello della Fiorentina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA