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Dall’esterofilia al Made in Italy. Il Pradè 2.0 pesca solo dalla Serie A

Se nei primi anni a Firenze era solito fare affari fuori dai confini, oggi il ds della Fiorentina sembra preferire chi ha già esperienza in Italia

Simone Torricini

"Può in pochi anni un direttore sportivo cambiare radicalmente il modo di fare mercato? Una suggestione e niente di più, parliamoci chiaro, ma che la Fiorentina targata Commisso stia nascendo con un certo tipo di connotati è evidente. Il primo è stato Boateng dal Sassuolo, seguito a ruota da Lirola sempre dai neroverdi, poi è arrivato il turno di Badelj (via Lazio) e infine quello di Pulgar (preso dal Bologna). Se si escludono dal computo dei 'nuovi' Zurkowski e Terzic, arrivati a Firenze lo scorso giugno ma a tutti gli effetti eredità della precedente gestione sportiva, il trend non lascia spazio a interpretazioni: per saldare le basi della rosa, almeno fino a questo momento, Pradè e Montella hanno pescato soltanto dalla Serie A.

"Un netto dietrofront rispetto alla prima estate che li vide a fianco a Firenze. Nel 2012, a partire dalla fine di luglio in particolare, la maggior parte dei calciatori che sbarcarono a Firenze arrivò da fuori: a partire dalla difesa (Roncaglia, Gonzalo e Savic), passando per il centrocampo (Borja Valero e Aquilani) fino all'attacco (Toni), Pradè e l'allora direttore tecnico Eduardo Macía puntarono con convinzione anche sull'estero. E lo stesso modus operandi contrassegnò le sessioni successive. Senz'altro la presenza dello spagnolo, che prima di Firenze aveva già avuto incarichi a Valencia e Liverpool, fu una spinta significativa in questa direzione; allo stesso modo, l'attuale assenza di una figura simile (come è stato ad esempio Freitas con Corvino) può avere inciso in quella che sin qui è stata una vera e propria caccia al Made in Italy.

"Se quella di Pradè è oggi una strategia o una semplice casualità lo diranno le ultime due settimane di mercato, ma intanto i nomi più caldi sembrano allinearsi a quanto visto sin qui. È il caso ad esempio di De Paul, Suso e Bonifazi. Certo non mancano profili seguiti fuori dai confini: Demme, Pedro del Fluminense, lo svincolato Ribery, Keita. Però la sensazione è che la prima categoria vada per la maggiore. Ad inizio luglio, durante la sua conferenza di presentazione, Pradè rispose nome per nome alle domande sui giocatori riguardo i quali erano uscite indiscrezioni, e tutti, da Pavoletti a Inglese a Cutrone fino a Biglia, Borja Valero e Bennacer, avevano un minimo comune denominatore: un passato – e un presente – in Serie A. Di tempo per invertirla ce n'è, ma intanto la rotta sembra più che mai chiara.

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