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Arrivato non certo con l’entusiasmo della piazza data la stagione da 0 reti dell’anno scorso, Kean ha saputo mettere a tacere i mugugni a suon di reti e non solo. E pensare che la stagione non era iniziata proprio al top, né per lui né per i viola, soprattutto quando la modesta Puskas Akadémia gelò il Franchi nella torrida serata del 22 agosto bloccando i gigliati sul 3-3. In quell’occasione Kean segnò il suo primo gol al Franchi con la Fiorentina, ma non convinsero certo né lui né la squadra. Ed anche in campionato nelle prime partite contro Parma e Venezia faticò non poco, provando a sgomitare con le difese avversarie ma senza riuscire ad incidere anche a causa del mancato appoggio della trequarti. La sostanza, però, già si intravedeva, ed a partire dal gol da opportunista ed attaccante vero contro il Monza il primo settembre e da quello successivo contro l’Atalanta alla ripresa dopo la sosta-nazionali, Kean ha acquisito sempre più fiducia dalla piazza e da Palladino, diventando il perno attorno a cui ruota la fase offensiva gigliata. Il punto più alto toccato sin qui, forse, rimane la doppietta e la prova totale messa in campo nel 5-1 contro la Roma, anche se merita di essere citata la tripletta messa a segno contro il Verona il 10 novembre. Non sono mancati, certo, anche i momenti no, come quando in Coppa Italia, pur segnando, ha sbagliato un gol clamoroso di testa da pochi cm dalla porta per poi sparare in curva il proprio tentativo alla lotteria dei rigori, ma quel che emerge ad ora è l’estrema importanza di Kean all’interno dei meccanismi viola, anche quando dalla panchina viene chiamato in campo per raddrizzare le sorti dei gigliati (vedi il primo match della League Phase di Conference League di questa stagione contro il The New Saints). Ad ora, il bottino dice 14 gol in 21 partite, 4 in meno di Vlahovic nello stesso periodo 2021 (da luglio a dicembre), 10 solo in Serie A, con il centravanti gigliato che però ha finalmente sbloccato quest'anno quell’attacco viola troppo assopito nelle ultime stagioni. Da registrare, semmai, il maggior cinismo di Vlahovic, con il serbo che in quel periodo aveva una media di 1 gol ogni 100 minuti contro i 112 di Kean, oltre ad una conversione di grandi occasioni dell'80% contro il 42.3% dell'attuale punta gigliata DATI SOFASCORE.

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