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“Sta tornando il vero Gudmundsson”: è la carta salva-stagione, va giocata sempre

Gudmundsson
Albert Gudmundsson è finalmente tornato a dare segnali interessanti e la Fiorentina, adesso, ne ha veramente tanto bisogno
Matteo Bardelli Redattore 

Quella di ieri contro il Napoli è una sconfitta che, a ripensarci, lascia l'amaro in bocca. È vero, non ci sono state molte occasioni per i viola, ma la risposta caratteriale della squadra in uno stadio come il Maradona è stata importante, perché il Napoli era veramente in grande difficoltà nel finale. Inoltre, finalmente, abbiamo rivisto segnali interessanti di un giocatore che era da tempo che aspettavamo: Albert Gudmundsson. L'islandese ieri è sempre stato in partita, lo vedevamo in ogni zona di campo per ricevere palla, dialogare con i compagni e provare a far partire l'azione. Nel primo tempo ha sofferto anche lui, come tutta la squadra, allo strapotere del Napoli, ma nella ripresa ha cercato di caricarsi la squadra sulle spalle e provare a recuperare il risultato. L'atteggiamento è stato quello giusto, finalmente. Questa squadra ha troppo bisogno del suo numero 10. Un giocatore che veramente può fare la differenza da un momento all'altro con una sua giocata. E poi quella rete: verticalizzazione, sponda di Kean con il tacco, controllo e tiro chirurgico infilato nell'angolino basso. Queste sono giocate che pochi giocatori ti riescono a fare e Gudmundsson è fra questi. Quando vede la porta i portieri avversari iniziano a tremare. Quindi Palladino deve lavorare proprio su questo.

Palladino e le scelte con Gudmundsson

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Sono principalmente due i fattori che Raffaele Palladino deve capire quando Gudmundsson gioca: il minutaggio e i compiti in campo. Partendo dal primo, è diverso tempo che l'ex Genoa non giocava con continuità e questi tipi di giocatori vivono di queste cose. Hanno bisogno di sentire il campo, rischiare una giocata, ritrovare la fiducia in loro stessi, anche attraverso i numeri. E finalmente anche il tecnico viola lo ha capito: "Non mi aspettavo che tenesse 90', ma più lo vedevo giocare e più mi piaceva. Infatti l'ho tenuto fino alla fine". Quella di ieri è la sesta rete stagionale di Gudmundsson, non tante, è vero, ma quante sono state decisive? Lui è un attaccante, vive di lampi. Anche contro il Milan al Franchi fece una partita quasi totalmente nell'ombra, ma poi cosa successe? Un'azione molto simile a quella di ieri a Napoli, tranne che per il risultato: sponda di Kean e botta fortissima in porta a trafiggere Maignan. E la Fiorentina vinse quella partita grazie a quella rete.


Poi, l'altro punto da analizzare: i compiti in campo. Gudmundsson è un attaccante, deve essere lasciato libero di testa. Certo, fare da collante tra centrocampo e attacco è importante, ma non deve essere lui ad andare a prendere il pallone in mediana. Deve lavorare tra le linee, in avanti, per duettare al meglio con Kean. E Beltran? Voi direte. L'argentino se ne dovrà fare una ragione. Il 3-5-2 sembra essere l'ideale per l'islandese, anche in ricordo di quanto visto a Genova la passata stagione. Avere un compagno vicino per scambiare nello stretto è fondamentale per giocatori di questo calibro, che masticano la stessa lingua calcistica. Dunque, a Napoli abbiamo rivisto un Gudmundsson molto propositivo, voglioso di rialzare la testa dopo una stagione decisamente particolare. Firenze e la Fiorentina hanno bisogno del suo numero 10, a partire dalla gara di giovedì in Conference League.

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