È durata, o almeno, al 90%, durerà soltanto una stagione l’avventura araba di Stefano Pioli sulla panchina dell’Al-Nassr. Questa singola annata, però, è bastata per far parlare di sé, nel bene e nel male. Il tecnico parmense, dopo la lunga parentesi al Milan, aveva firmato un contratto (il 18 settembre 2024) fino al 2026 (con opzione per un'altra stagione) con il club di Riyadh, attirato da un ingaggio faraonico da 12 milioni di euro netti a stagione, bonus inclusi. L’obiettivo? Rilanciare il progetto tecnico intorno a Cristiano Ronaldo e riportare la squadra alla conquista di titoli nazionali e internazionali. Il risultato? Zero titoli, polemiche e una piazza in subbuglio.
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Pioli in Arabia, cosa non è andato: CR7, zero titoli e un futuro (forse) viola
Il campionato saudita si è chiuso con un deludente terzo posto: 21 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte in 34 partite, a ben 13 punti di distanza dall’Al-Ittihad campione. Numeri che, se isolati, potrebbero sembrare rispettabili in un campionato competitivo, ma che si trasformano in un fardello quando il bilancio stagionale è completamente privo di trofei.
Il colpo più duro è arrivato in Champions League asiatica, dove l’Al-Nassr è stato eliminato in semifinale dai giapponesi del Kawasaki Frontale, fallendo una clamorosa occasione per giocarsi il titolo continentale. A peggiorare ulteriormente la percezione del fallimento, ci ha pensato la conferenza stampa post-gara con l’ormai virale urlo di un giornalista arabo: “Aeroporto, aeroporto!”, alludendo a un Pioli già con la valigia in mano. Un episodio grottesco, ma emblematico del clima che si respira a Riyadh.
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