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Questa partita è stata l’ennesima vittoria di Italiano e sono contento che l’abbia capito la curva Fiesole dove non ci sono laureati a Coverciano, ma si annida il grande cuore viola e le cose con il cuore si capiscono al volo. In queste due settimane senza campionato il tecnico ha lavorato duramente sulla testa e sulle gambe dei giocatori. È stato bravo a far rimuovere dai pensieri di tutti il crollo contro l’Inter, ha recuperato mentalmente il gruppo lavorando anche sui singoli per responsabilizzarli e rilanciarli. Uno su tutti? Martinez Quarta. L’argentino ha giocato una delle migliori partite della gestione Italiano tenendo alta la concentrazione per tutta la gara, lavorando in sintonia con i compagni di reparto. Tatticamente perfetto anche nei compiti di centrocampista aggiunto. Se ha finalmente capito, se è riuscito a resettare e ripartire per sfruttare tutte le sue qualità tecniche, questo è un giocatore importante ritrovato. Le premesse ora ci sono.
Ma l’allenatore è stato bravo anche nel decidere di giocare senza un regista puro. La mossa ha sorpreso Gasperini che aveva preparato Koopmeiners su Arthur. Bene ha fatto Italiano a tenere in panchina il brasiliano che non ha ancora nelle gambe tre partite la settimana e, ovviamente, può andare in difficoltà contro un centrocampo come quello dell’Atalanta con tre giocatori molto forti fisicamente. Chi ha scritto che è stato un errore, ha dimenticato in fretta che la Fiorentina ha giocato per un anno intero con due mediani (Amrabat e Mandragora) senza un regista puro. Trattasi comunque di una mossa che smentisce anche tutti quelli che, chissà perché, definiscono Italiano un integralista. Certo, non cambia la sua idea di calcio (perché dovrebbe?), ma cambia spesso le caratteristiche degli interpreti. Ha vinto lui perché alla lunga l’Atalanta non è riuscita a trovare le contromisure con il movimento di Bonaventura e gli inserimenti a turno dei due mediani con il supporto di Quarta che dava la superiorità numerica. Ma anche di Parisi che spesso è entrato nel campo a suggerire. Tutto questo, però, è sfuggito a quelli che cercavano il regista come novelli Diogene. Poi quando c’era da ragionare e rallentare, il regista Arthur è entrato. E sarà pronto per il Genk.
Un’altra novella racconta che “i centroavanti non segnano”. Tanto per sfrugugliare. Posso dire chissenefrega quando una squadra segna comunque tre gol e il suo gioco è basato sugli inserimenti degli esterni, dei centrocampisti e dei difensori sfruttando gli spazi aperti dal centroavanti? Lo dico: chissenefrega. Poi, ovviamente, se anche i centroavanti iniziassero a segnare sarebbe meglio, ma lo faranno. La cosa fondamentale nella Fiorentina non è chi segna, ma come si muove la squadra, se funziona la fluidità. Ma parliamone pure del centroavanti. Sento un’ariaccia attorno a Nzola e sinceramente mi chiedo il perché. Anzi, lo so. Perché viene dallo Spezia retrocesso, perché è un pupillo dell’allenatore e perché ci sono delle vedove di Cabral che poi non ho capito bene il perché visto quel che non ha fatto in viola.
Comunque, fischiare il proprio centroavanti dopo appena quattro giornate, quando sai che Nzola in estate non s’è allenato, che ha bisogno di stare bene fisicamente proprio per la sua stazza, che ha cambiato ambiente e squadra, psicologicamente soffre a non avere ancora segnato, credo sia un autolesionismo all’ennesima potenza. Ma perché? Nzola non è lo stesso che conosco, è evidente, ha bisogno ancora di qualche settimana, ma in qualche modo il suo lavoro per la squadra l’ha comunque fatto anche contro l’Atalanta. Non perché l’ha detto Italiano o perché lo dico io, ma perché è evidente da come si muove la squadra con lui e se proprio volete sentire un esperto super partes, ascoltate Pazzini che ha detto queste stesse cose da grande attaccante che è stato. Nzola si deve sbloccare, deve giocare più sereno, deve acquistare l’agilità, ma sarà utilissimo. Accetto scommesse. L’anno scorso ha segnato tredici gol e spesso è stato determinante.
Ma stanno arrivando anche quelli che vogliono Beltran titolare e si inventano un dualismo che non esiste. Permettetemi di dire che questi non hanno ancora capito che oggi al calcio si gioca in venti. Ma comunque, Beltran piace anche a me e non poco. Ho detto da subito che può diventare il nuovo Lautaro Martinez, ma secondo voi dopo due settimane di nazionale, era logico metterlo dall’inizio nelle grinfie di Scalvini e Toloi o è stato meglio usarlo quando è arrivata la stanchezza e gli spazi si sono allargati? Proprio perché è un giovane appena arrivato che deve crescere fisicamente e tatticamente, va gestito con intelligenza e Italiano sta facendo proprio questo. Magari a Genk parte dall’inizio, ma le rotazioni sono fondamentali e non può esserci dualismo fra giocatori diversi come Nzola e Beltran. Anzi, quando la squadra crescerà li vedremo anche insieme. Si accettano scommesse.
Ma ci sono anche altri obiettivi, giocatori mai entrati nelle simpatie dei soliti noti, come Mandragora, o Dodò che è vero non è quello visto l’anno scorso per quattro-cinque mesi, ma anche lui sta crescendo fisicamente. Tutti stanno crescendo, la squadra sta tornando, è quello che ci ha detto la vittoria sull’Atalanta che tanto per darvi un’altra idea, racconta anche che a questo punto sono due punti in più in classifica rispetto alla scorsa stagione. Dedicato ai gufi, ai gufini e ai gufetti che si travestono da buoni appena la Fiorentina vince e annusano l’aria, ma basta uno starnuto per far dire subito che c’è molto di sbagliato in questa squadra e in questo allenatore. Ridicoli. Il mio non è ottimismo superficiale, lo ripeto. C’è tanto da migliorare, la fase difensiva deve avere maggiore solidità, c’è perfino da scegliere il portiere titolare, ma vedo un buon organico, personalità ritrovata, voglia di crescere e poi gente come Maxime Lopez e Ikonè che non s’è ancora vista. Può dare tanto, altri come Barak appena rientrati.
Ero e resto fiducioso, la prestazione con l’Atalanta mi ha consolidato. Questa è una squadra con qualità e quantità di buon livello, mi aspetto una ovvia crescita atletica, ma anche di personalità, un po’ da tutti. E Italiano lo vedo sempre più leader del gruppo, sono convinto che anche l’allenatore possa aggiungere cose sulla strada della genialità. Il lavoro lo conosce, la sfida è anche per lui. A cominciare da giovedì in Europa dove dopo la finale dell’anno scorso e una stagione di apprendimento, vorrei vedere una squadra più matura e consapevole. Il Genk è l’avversaria più forte del girone, ma si sapeva già al momento del sorteggio. E poi, fatemi dire, quelle braccia al cielo dell’allenatore davanti alla curva sono gesti che rappresentano tanto. Il calcio è anche senso di appartenenza, orgoglio e dignità. Sempre. Italiano ne è un grande esempio.
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