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La nuova rubrica

Il ViolAutore – La curva di Italiano, il vero Nzola e… ridateci Kayode

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Nuova rubrica esclusiva di Violanews a firma ViolAutore: temi e spunti in chiave viola analizzati da una penna 'nascosta'
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I cori della Fiesole a fine partita per Vincenzo Italiano certificano la fine del momento forse più delicato del tecnico da quando è al timone della squadra viola. Le 4 sberle di Milano avevano lasciato un segno tangibile in una città umorale come Firenze: i meno equilibrati si erano spinti persino a chiederne l'esonero. Dopo un mercato condotto a immagine e somiglianza del tecnico, sarebbe stato un errore imperdonabile e infatti Commisso si è lasciato scivolare addosso ogni chiacchiericcio. Stavolta non ha avuto neppure bisogno di difendere pubblicamente il suo Branco come successe lo scorso anno: la reazione è arrivata subito e i tanti abbracci collettivi della partita contro l'Atalanta, testimoniano come il gruppo sia coeso.

Tutto di nuovo perfetto allora? No, la bella e combattuta sfida contro quello che probabilmente resta il vero avversario della Fiorentina in campionato ha regalato anche alcuni spunti meno positivi. Intanto la difesa che pur avendo ritrovato un sontuoso Quarta continua a prendere gol. Ma sebbene i tanto criticati Jovic e Cabral non ci siano più, il vero problema rischia di essere ancora il centravanti.


Vogliamo il vero Nzola

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Italiano ha fatto di tutto per avere il giocatore che aveva già allenato a Trapani e La Spezia. Il club lo ha accontentato investendo 13 milioni. Molti per un giocatore che pur realizzando 13 gol, in fondo lo scorso anno era retrocesso sbagliando anche un rigore nello spareggio salvezza. Troppi? Presto per dirlo, tanto che nonostante una prestazione da insufficienza piena, il Franchi lo ha timidamente applaudito quando domenica è uscito. Non è ancora in condizione, la giustificazione che per ora gli riconosce il competente pubblico fiorentino. “Soffre perché non ha trovato il gol” la versione di Italiano che sottolinea anche come debba attaccare maggiormente la profondità. Lui lo conosce meglio di tutti e quindi si sbrighi a farlo tornare il vero Nzola. Perché non può essere quello visto nell'ora di gioco in cui è rimasto in campo sbattendo sistematicamente su Scalvini. Poco mobile, tecnicamente grezzo con alcuni tocchi elementari falliti, non è neppure riuscito a far salire mai la squadra come ad esempio aveva fatto nell'esordio di Genova. Chi lo conosce giura che ancora gli manchi il ritmo partita anche per una preparazione a singhiozzo con lo Spezia, ma se Nzola è questo, dateci Beltran titolare inamovibile. Anche perché l'investimento sull'argentino è stato ancora più importante e poi lui qualche occasione sotto porta se la crea sempre. Sebbene neppure l'ex River abbia ancora segnato e se dopo 6 partite ufficiali nessuno dei centravanti l'ha mai buttata dentro, qualche domanda bisogna porsela per forza.

Terracciano o Christensen? Italiano scelga

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Come per il portiere. Christensen a San Siro era stato autore di qualche buon intervento ma il bombardamento dell'Inter lo aveva mandato in confusione. Così tra i pali si è rivisto il buon Terracciano. Cui l'alternanza non sembra far bene. Nessuno dei due gol presi dall'Atalanta è parso imparabile. E se Lookman lo ha beffato da vicino, sul tiro di Koopmeiners, San Pietro – come lo chiama Commisso – non è stato reattivo al di là del tocco di Parisi che forse lo ha ingannato. L'impressione è che abbia bisogno di giocare sempre per essere al top. D'altra parte quello dell'estremo difensore è il ruolo forse più delicato.

Dopo Dragowski e Gollini, Terracciano si ritrova un altro compagno più o meno dello stesso livello. Forse l'errore è non aver alzato il livello del reparto in sede di mercato ma ormai è andata. E allora – anche qui – tocca a Italiano. Decida subito le gerarchie. Va bene anche un portiere di coppa e uno di campionato, ma che ci sia chiarezza. Farebbe bene soprattutto ai diretti interessati.

Ridateci Kayode

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Un po' come sono serviti i consigli continui dell'allenatore a Parisi durante la sfida alla Dea. L'ex Empoli è stato tra i migliori. Tanto che quando è entrato capitan Biraghi, Italiano ha deciso di metterlo a destra al posto dello stanco Dodo. Lecito, anche perché la sfida era nel suo momento cruciale e la malizia in quel momento era fondamentale, ma torni presto a scoccare l'ora di Kayode. A Genova ci era piaciuto troppo per accettare che nelle successive 5 partite non abbia più fatto neppure un minuto. E' giovanissimo d'accordo e anche quando Paulo Sousa lanciò Federico Chiesa lo gestì più o meno nel solito modo, però ci piacerebbe accompagnare la crescita del campione d'Europa Under 19. Il girone di Conference potrebbe essere il suo habitat naturale. E' vero, in campo internazionale non è mai facile ma la partita di giovedì a Genk, ad esempio, sarebbe perfetta anche come vetrina per un ragazzo di neppure 20 anni sui hanno già messo gli occhi diversi osservatori.

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