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Kouamé ingabbiato da Vlahovic e da se stesso, il mercato e il modello-Lazio che avanza

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Le voci su un possibile addio si rincorrono, ma intanto Christian rincorre nuove chances in viola. Prandelli potrà concedergliele?

Federico Targetti

Ve la ricordate la conferenza stampa di presentazione di Cesare Prandelli come nuovo tecnico della Fiorentina? Vi riportiamo indietro di quasi due mesi, ma lo sforzo non è immane. Più complicato, forse, rammentarsi di cosa disse nello specifico il Mister riguardo al ruolo di Christian Kouamé, giocatore già allenato al Genoa e per questo ben conosciuto dall'allenatore: "Non lo considero una prima punta ma più una seconda punta". Il ragionamento filava, tanto più se si teneva conto di quanto di buono fatto vedere al Genoa di fianco a Piatek fin da prima che arrivasse il tecnico di Orzinuovi.

Nemmeno due mesi dopo...

Avanti veloce, si arriva alla sala stampa post Fiorentina-Bologna 0-0. Chi parla è sempre Prandelli, le parole sono opposte: "Kouamé è una punta, non è che deve fare tanti movimenti, deve andare in profondità, è entrato bene". Fermandoci un momento a riflettere, è possibile che il Mister abbia parlato di punta in generale e non nello specifico. Possibile, probabile, glielo chiederemo, magari. Ma è anche possibile che abbia cambiato opinione o abbia ceduto alle istanze del ragazzo, che ha dimostrato di avere le idee ben chiare sulla sua posizione in campo. E la prova opaca da esterno contro il Benevento gli avrebbe anche dato ragione, solo che poi non ha brillato né in coppia con Vlahovic a Udine, né al posto del serbo nei vari finali di partita che gli sono stati concessi.

Non ci sono praterie nella savana viola

Ora, è evidente che Prandelli ha - giustamente, numeri alla mano - puntato su Vlahovic come prima punta, ma è altrettanto evidente come il ruolo di seconda punta sia appannaggio esclusivo di Ribery, quando sta bene; il francese non ha altre collocazioni nel 3-5-2, e anche col Bologna ha confermato di essere l'unico, insieme a un Castrovilli in lieve ripresa, a poter creare situazioni pericolose. Ergo: non c'è spazio per Kouamé in questa Fiorentina, se non per qualche spezzone e a meno di impronosticabili cambi di modulo. Figurarsi poi per Cutrone, ancora più indietro rispetto all'ivoriano. E dire che Beppe Iachini era molto soddisfatto dell'apporto della gazzella dall'accento fiorentino, tanto da premiarlo più volte come titolare dell'attacco gigliato.

Il modello-Lazio (o Torino, se preferite)

Le cose sono cambiate, e adesso l'impressione - si badi bene, l'impressione - è che si voglia creare un reparto offensivo impostato in maniera simile a quello della Lazio, che utilizza lo stesso sistema di gioco, appunto il 3-5-2. Immobile è il punto fermo, e paragonarlo a Vlahovic dall'alto dei suoi 36 gol nello scorso campionato pare quasi scellerato, ma le attitudini in campo sono simili. Ciro può giocare da prima punta quando con lui c'è Correa e da seconda quando ad affiancarlo è Caicedo, risultando ugualmente mortifero per le difese avversarie. Certo, nella Lazio c'è Milinkovic-Savic che riempie l'area quando Correa si defila. Forse il viola più adatto a questo per caratteristiche sarebbe Bonaventura, in condizioni ottimali. Un esempio più alla portata della Fiorentina? Il Torino. Belotti con Verdi e Belotti con Zaza rispondono allo stesso paradigma tattico. E magari non è un caso se proprio Caicedo e Zaza sono due dei giocatori del campionato italiano sui quali la Fiorentina è data più attiva. Vi abbiamo aggiornato su entrambe le situazioni nel corso della giornata di oggi, con il rallentamento sul fronte legato all'ecuadoregno, ed è da sottolineare come non manchino estimatori del centravanti granata all'interno della dirigenza viola.

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