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Il “Bradbury” di Italiano: meglio un generale bravo o fortunato?

Il “Bradbury” di Italiano: meglio un generale bravo o fortunato? - immagine 1
Mica ci lamentiamo: saper cogliere l'occasione, il famoso carpe diem dei latini, è una delle doti migliori che si possano avere. La fortuna aiuta gli audaci, ma bisogna anche saper farsi aiutare
Federico Targetti
Federico Targetti Redattore 

Sapete cosa significa l'espressione inglese "to pull out a Bradbury", cioè "fare un Bradbury"? Forse così su due piedi non vi dice nulla, ma magari la foto della ricostruzione Lego in copertina vi ha già aiutati. Comunque, in breve, nel 2002 il pattinatore australiano Steven Bradbury, reduce da diversi infortuni, si presenta senza troppe pretese ai Giochi Olimpici di Salt Lake City (USA) e disputa i 1000 metri short track: vince un clamoroso oro mettendoci tanto impegno ma approfittando delle cadute di tutti i favoriti per le medaglie.

Da allora si dice per antonomasia "fare un Bradbury" quando non si molla e si viene premiati per la perseveranza con una massiccia dose di fortuna.


Il nostro piccolo Bradbury

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È un po' il caso della Fiorentina di Vincenzo Italiano, se ci pensate. E no, qui non stiamo dicendo che Italiano ha solo "culo" (perdonateci il francese), perché la raffica di pali, i rigori sbagliati, gli infortuni capitano e sono capitati anche a lui, e quando i meccanismi si inceppano, vedi Praga, veniamo puniti. Non è, per intenderci, un novello Gastone, il cugino di Paperino, che nei fumetti muove un passo e trova un quadrifoglio.

Scivoloni

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Ma pensateci: il primo anno entra in Europa (in una coppa introdotta dal nulla l'anno prima) grazie all'unica stagione fiacca dell'Atalanta di Gasperini; il secondo anno torna in Conference grazie alla squalifica della Juventus; il terzo, questo, ha l'opportunità di approfittare della validità dell'ottavo posto e del crollo di uno dei peggiori campioni d'Italia in carica di sempre, il Napoli. Proprio come Bradbury, sta tagliando i traguardi prima di avversari più forti che cadono.

La verità sta nel mezzo

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È una colpa? Certo che no. Gli va dato merito per aver comunque saputo capitalizzare le prime due occasioni e gliene andrà dato altro se capitalizzerà la terza vincendo le prossime due partite?Assolutamente sì, la buona stella c'è ma diamo a Vincenzo quel che è di Vincenzo. Napoleone Bonaparte diceva che preferiva sempre avere un generale fortunato che uno bravo. Italiano potrebbe rispondere: sì, ma perché non un po' di entrambi?

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