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Vanoli, duro avvertimento a Gud e Fagioli. Ma la società controlla i giocatori?

Enzo Bucchioni Editorialista 
Non è più il tempo delle mezze misure e delle comprensioni, le gerarchie saranno azzerate ed il nuovo allenatore ripartirà da zero su tutto

Il Vanoli che ci voleva, che parla di una grande, difficile sfida, della mentalità da cambiare, di umiltà e di elmetto. L’allenatore ha la faccia giusta di chi sa cosa l’aspetta e si sente pronto ad affrontare la situazione con il petto in fuori. E’ ripartito dalla testa, è lì che dovrà intervenire e sta intervenendo per far capire ai giocatori che per uscire da una situazione gravissima, per lasciare l’ultimo posto in classifica, va cambiato il modo di pensare e poi, di conseguenza, di allenarsi e di giocare. I sogni di gloria dell’estate, l’obiettivo Champions, l’ambizione sbandierata, quella squadra nata per vincere (l’hanno detto loro), oggi sono solo una palla al piede che sta portando a fondo la Fiorentina. Il passato deve essere tagliato, comincia una nuova era chiamata salvezza. I giocatori dovranno capirlo da subito, non c’è più tempo da perdere. E se qualcuno non dovesse seguirlo? Vanoli non si è nascosto. Ha parlato chiaro con tutti, Gudmundsson e Fagioli in particolare. Non a caso. Erano loro i giocatori più talentuosi che avrebbero dovuto portare in alto la Fiorentina, quelli dai quali ci si aspettava di più e invece sono stati il meno. O si mettono a disposizione del nuovo allenatore e della squadra, o mettono in campo tutto il loro talento e una personalità che latita, oppure finiranno ai margini del progetto-Vanoli. Non c’è altra strada, questa è una sorta di chiamata alle armi, solo chi ha voglia di combattere, di mettere al centro la squadra e non gli interessi personali, chi sa cos’è la sofferenza e il lavoro entrerà nei piani del nuovo allenatore. Non è più il tempo delle mezze misure e delle comprensioni, le gerarchie saranno azzerate, Vanoli ripartirà da zero su tutto. Viene da pensare che Pioli abbia gestito in maniera troppo buonista e questo potrebbe essere il problema vero che ha portato a questa situazione ingestibile e incredibile. Non è un caso che Vanoli abbia parlato di due allenamenti al giorno, di lavoro e di regole. Vedremo che effetto farà sul gruppo questo nuovo corso, non è mai facile cambiare in corsa e lo sappiamo.

Nuova parola d'ordine: umiltà (per tutti)

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In particolare quando non c’è alle spalle dell’allenatore una società forte. Chi controlla i giocatori? Chi li mette duramente davanti alle loro responsabilità? L’allenatore da solo, anche quello più forte e più bravo, non ce la può fare. Dobbiamo registrare un fatto banale ma che potrebbe nascondere molto di più. Perché Dodo ha smesso di seguire la Fiorentina su Instagram? Un segnale social che fa male e trasmette negatività. E non è la prima volta. Dallo spogliatoio sono uscite diverse cose negli ultimi mesi. Quando dico chi controlla i giocatori, mi chiedo se ci siano delle regole e delle disposizioni ferree da seguire, tipo orari, comportamenti suggeriti anche fuori dalle ore di allenamento e nei rapporti esterni. Se ci sono o c’erano, evidentemente qualcosa sfugge. Vanoli è della scuola di Antonio Conte e la leggenda narra che l’allenatore del Napoli a suo tempo andasse a controllare se i giocatori fossero a casa e le auto parcheggiate in garage. Si dice che sia solito fissare allenamenti a sorpresa, anche la mattina presto, per scoprire se qualcuno ha fatto nottata. Al di là di queste che forse sono solo leggende metropolitane, e in attesa delle regole-Vanoli, la società Fiorentina appare debole. Essere dirigenti esperti di calcio, e lo dico al direttore generale Ferrari, vuol dire anche questo. Anticipare, intuire, capire e intervenire, duramente se serve, quell’occhio lungo che non riesco a vedere nella Fiorentina. Anche la stagione del record di punti dell’era Commisso della quale il d.g. si vanta, non è finita bene. I mali di oggi affondano nel non avere capito in tempo i danni che stava provocando la guerra tra Pradè e Palladino, c’era bisogno di dirimere, scegliere e di intervenire senza aspettare le dimissioni di Palladino. Anche queste non intuite per tempo, incredibilmente non annusate. L’affannosa rincorsa successiva a un allenatore di prima fascia, obbligatoria in quel momento, e l’aver consegnato a Pioli la squadra di Palladino dopo tutto quello che era successo, hanno fatto partire male tutta la stagione. L’umiltà richiesta da Vanoli mi sento di consigliarla a tutti visto che non ho sentito la minima autocritica dal direttore generale.

La fine del buonismo

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Non può essere tutta colpa di Pioli se la Fiorentina è ultima in classifica. E la situazione, atletica o gestionale che sia, andava capita prima. Se è tutta colpa di Pioli, se non era più in grado di gestire questo gruppo, se ne dovevano accorgere prima, non gli andavano dati quattro mesi di tempo. Mi pare che i segnali e i fatti del passato non siano stati compresi e affrontati con la dovuta umiltà, si continuino a sbandierare ottimismo, ambizione e investimenti da 500 milioni. La salvezza non passa attraverso il passato, ma nella comprensione del difficile presente. Per questo mi metto volentieri nelle mani di Vanoli, un uomo di calcio, uno che conosce Firenze e sa cosa vuole Firenze. “Non sogni, ma solide realtà”, era uno slogan che faccio mio. Mi piace anche il messaggio pragmatico lanciato dall’allenatore, quel “pensiamo partita dopo partita”, lontano dall’ennesima ambizione di Ferrari (“Conference e Coppa Italia”), che racconta di una difficile comprensione del presente. La Fiorentina ha tutto il potenziale per salvarsi, ma deve salvarsi. Lo so che basta vincere una decina di partite per uscirne fuori, lo so che la Fiorentina ha l’organico più forte delle altre che lottano in fondo, ma uscirne non è semplice. Vanoli deciderà se cambiare modulo, utilizzare la difesa a tre o meno, ma oggi è prematuro parlarne. Lasciamolo capire e facciamolo lavorare in queste due settimane. Mi aspetto una reazione dalla squadra, altrimenti è facile dar ragione alla Curva Fiesole: ora tocca ai giocatori. E pensare al mercato di gennaio è un discorso strettamente collegato. Chi non si adeguerà, chi non si dimostrerà degno della maglia viola e di Firenze, a gennaio dovrà andare altrove a far danni. Il buonismo è finito, è la realtà che ce lo consiglia.