Folorunsho, Pablo Marì, ma non solo
—Con Folorunsho entra un giocatore fisico e di gamba, ma anche di buona tecnica che ti mancava. Pablo Mari è il difensore esperto che guida la difesa, ha fisicità, ma anche piedi buoni. Puoi davvero tornare a giocare anche a tre con lo spagnolo. Ma serviranno alternative vere a Colpani, immettendo un giocatore capace di fare gol e di cambiare passo, un altro centrocampista per dare alternative ai “passisti” Cataldi e Adli, e un esterno basso per sostituire Biraghi e Kayode in uscita. Se il puzzle sarà completato in tempi brevi, questa squadra ha solidità e qualità, può provare a rimanere in zona Champions fra le difficoltà di alcune grandi storiche.
Palladino talento, ma deve crescere
—L’allenatore è un talento della panchina, lo abbiamo sempre detto. Ha fatto bene, ma l’esperienza di certe situazioni non c’è e non ci poteva essere. Deve crescere anche lui, come abbiamo visto, nella gestione del gruppo, ma anche a livello tattico e nei cambi. L’idea di giocare a tre con il Napoli, poi cinque a difendere, non era sbagliata per come gioca Conte con le triangolazioni sugli esterni. L’errore è stato nel non completare un’idea difensivistica. Doveva essere 3-5-1-1, un centrocampista in più e un Sottil in meno. E pazienza se Sottil era stato l’eroe di Torino. La fase difensiva non l’ha fatta e si sono visti i buchi da quella parte. E poi pensare di far duellare Adli con McTominay e Mandragora con Anguissa (mangiati) è stato il suicidio del quale ha parlato Pradè.
E Gudmundsson?
—Ultima cosa: Gudmundsson deve giocare. Se sta bene fisicamente, a certi giocatori serve più sentirsi protagonisti, avere la titolarità, di mille allenamenti. E la forma si trova meglio giocando in un contesto di gioco equilibrato e non con Beltran e Colpani come a Bologna. Lui e Kean davanti: fine.
Quindi torniamo al concetto di umiltà, di equilibrio e concretezza che vale per tutti. Chi parlava di scudetto ha fatto dei danni, ovviamente. Questa squadra deve semplicemente tornare a fare quello che faceva con gli uomini giusti nel posto giusto e quel calcio da killer che piace a Palladino. E adesso, soprattutto, con uomini nuovi.
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