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L'editoriale del martedì

Non è la Fiorentina promessa a Pioli: mancano almeno tre pedine forti

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Dopo la pausa di ferragosto tornano gli editoriali di Enzo Bucchioni
Enzo Bucchioni Editorialista 

Due giorni al debutto in Conference, cinque al via del campionato, tredici dalla chiusura del mercato: qualcuno penserà che abbiamo voglia di dare i numeri. In realtà trattasi di un semplice promemoria per Pradè e il suo team di lavoro che sta faticando troppo nel dare a Pioli la squadra promessa. Il tempo stringe, non c’è più tempo da perdere, mancano ancora almeno tre giocatori forti, forse quattro. Oggi la Fiorentina è più debole e comunque non più forte di quella dell’anno scorso, mi sembra un constatazione perfino banale. E se è vero che Pioli è più bravo di Palladino e porterà molto, per provare a crescere, per essere competitivi nella corsa agli obiettivi sognati (Champions compresa), servono anche elementi idonei. La rosa va completata.

Aspettando i saldi

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Ancora una volta ci siamo ridotti agli ultimi giorni, sempre nella spesso vana speranza che i prezzi si abbassino, che spuntino delle occasioni. E’ la ben nota strategia Pradè alla quale ovviamente auguriamo ogni bene, ma non può non preoccuparci. La Fiorentina sta rischiando di vanificare un mercato partito benissimo e con largo anticipo, non sta più sfruttando con le sue certezze il vantaggio che aveva su molte concorrenti dalle idee confuse e alle prese con enormi problemi come Juve, Atalanta, Roma e Lazio, tanto per fare dei nomi.

Da mesi diciamo che alla Fiorentina mancano un attaccante, un difensore dalle caratteristiche giuste per il calcio di Pioli, un vice Dodò e un altro centrocampista per la vicenda Mandragora e non solo. Non giocatori qualsiasi, ovviamente, ma elementi in grado di fare crescere in qualità ed esperienza la rosa, capaci di dare all’allenatore delle nuove soluzioni.

L'inizio era ottimo, poi...

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Il mercato era partito bene, come detto. C’era una priorità: confermare i migliori. La Fiorentina l’ha fatto trattenendo Kean, Gud, De Gea, Fagioli e Dodò. Ha tolto dal mercato gente come Gosens e Comuzzo. Poi ha preso giovani di grande talento tipo Fazzini o da rilanciare come Viti. Ha portato l’esperienza di Dzeko. D’improvviso tutto si è arenato nella grande difficoltà di trovare soluzioni a una decina di errori del passato che pesano come macigni. E qui il voto è insufficiente. Non è possibile non riuscire a trovare una soluzione per Beltran o Ikonè, Barak o Brekalo e altri.

Qui la Fiorentina s’è incartata e oggi, come sottolineavo, Pioli ha un’ottima squadra base, ma anche una panchina fatta solo con giovani interessanti come Fazzini, Ndour e Richardson, ma ancora non all’altezza dei titolari.

Anch’io confido molto in Pioli, sono sicuro che li farà crescere, che la Fiorentina abbia già un gioco e una personalità è evidente, ma l’allenatore ha bisogno dei giocatori giusti se si vuole coltivare davvero l’ambizione. Evitiamo l’errore fatto con Italiano che i giocatori li ha fatti crescere, ma non si può sempre andare oltre, fare miracoli, se non si immettono elementi più forti.

Tredici giorni sono pochi, ma la speranza è una e una sola: il lavoro deve essere finito. Con Pioli s’è alzato il livello della panchina, ora alziamo quello della squadra. Anche per evitare rimpianti, anche per non correre dil rischio di non sfruttare la situazione e fino in fondo il potenziale di una squadra già competitiva. Serve l’ultimo step. E nessuno si presenti con altre scommesse o giocatori improbabili come nel recente passato. Sarò franco: se non c’è il budget a me andrebbero bene anche prestiti di qualità da squadre più forti, europee o italiane. L’importante è non fare un’altra incompiuta.

I ruoli che mancano

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Manca un vice Kean e lo sappiamo. Piccoli costa molto, non vi vengono altre idee? Manca un vice Dodò, di Zortea si parla da due mesi, domenica c’è la sfida con il Cagliari, magari è un’occasione per parlarsi a quattr’occhi. Come ampiamente previsto, uno con le caratteristiche di Pablo Mari fa fatica con il calcio dinamico, aggressivo e fluido di Pioli. Questa era un’operazione da impostare due mesi fa, l’importante è che abbiano già in mente il giocatore giusto nel momento in cui dovesse uscire lo spagnolo. A centrocampo fa dannare il rinnovo di Mandragora. Se davvero Nicolussi Caviglia piace è il momento di rompere gli indugi.

Spero comunque che sottotraccia ci siano già trattative avanzate e si stiano aspettando solo i famosi incastri di mercato. Pioli nel frattempo sta continuando a lavorare sul suo 3-4-2-1 molto fluido soprattutto in attacco. Ma in certe partite, in attesa di un equilibrio veramente acquisito, si potrebbe tornare anche al 3-5-2. Quello che non capisco è come sia stato completamente abbandonato il parco esterni d’attacco quando Pioli nel Milan ha lavorato molto sul 4-2-3-1 o sul 4-3-3. Un uomo di fascia lo cercherei per avere una soluzione in più, magari a gara in corso. Comunque, al di là dei numeri, Pradè ha ancora tredici giorni per dare a Pioli una Fiorentina davvero in grado di competere per un posto in Champions. L’anno scorso il problema era Palladino, speriamo non ne nascano altri.