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PENULTIMO ATTO

Dieci titolari di Italiano pronti contro il Brugge: fattori T ed R per la finale

Dieci titolari di Italiano pronti contro il Brugge: fattori T ed R per la finale - immagine 1
All'antivigilia della sfida di andata nelle semifinali di Conference League, si delineano le probabili scelte di Vincenzo Italiano, giunto all'ultimo mese di partite come allenatore della Fiorentina
Enzo Bucchioni Editorialista 

Ora siamo davvero nel momento decisivo della stagione e di un ciclo triennale, non è più il tempo delle polemiche e dei distinguo. Per nessuno. Dei pro Italiano e dei contro Italiano, dei pro Rocco e dei contro Rocco. Spero davvero che per una volta l’energia viola sia tutta positiva e una mano l’ha data la bella prestazione contro il Sassuolo.

La Fiorentina è viva, ho rivisto una squadra che gioca per divertirsi, ha ritrovato energie nervose, paradossalmente sembra come ricaricata dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia. C’è ancora un mese davanti con due obiettivi non impossibili: la Conference e l’Europa in campionato. Un mese decisivo che comincia giovedì al Franchi con l’andata con il Brugge che è già un appuntamento cruciale. Non a caso si stanno muovendo due fattori fondamentali, il tifo, fattore T, e Rocco Commisso, fattore R.


T ed R

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La Curva Fiesole sta spingendo, il Franchi dovrà essere esaurito, dovrà diventare un Inferno per disinnescare il più possibile il ritorno dell’otto maggio a Brugge. C’è una mobilitazione totale, arriverà una coreografia coinvolgente e la diretta televisiva in chiaro non dovrà essere un ostacolo per nessun tifoso, con quell’orgoglio che una volta portava a dire con il petto in fuori: “Io c’ero”. Il Fattore R è il ritorno del presidente a Firenze dopo marzo, dopo i giorni del dramma che ha strappato Joe Barone alla Fiorentina. Rocco Commisso c’è nel momento decisivo, sa che la sua presenza carismatica può dare tanto al gruppo e lui andrà negli spogliatoi prima e in tribuna dopo per caricare questo allenatore e questa squadra nella quale ha creduto e crede molto.

Ci crede anche la Fiorentina, ovviamente, vuole lasciare un segno, lo spogliatoio è conscio e consapevole che adesso è vietato sbagliare, serviranno tutte le residue energie fisiche e nervose. I giocatori sanno che un trofeo sarebbe il giusto premio per tutto il lavoro fatto in questi tre anni, ma anche un regalo straordinario per i tifosi e per Rocco Commisso, con una dedica particolare per Joe Barone.

Ci sono tante cose dietro la partita di giovedì, ma anche la consapevolezza che sarà dura. Il Brugge visto in campionato è cresciuto molto, ma anche il percorso in Conference ci racconta di una squadra giovane, forte fisicamente con muscoli e tanta corsa, una buona tecnica e tatticamente pronta.

La Fiorentina dovrà fare il suo calcio evoluto e veloce, ovviamente con grande attenzione. Le possibilità di conquistare la seconda finale consecutiva ci sono, le carte andranno giocate al meglio.

Con quale formazione?

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Chi dice che non c’è una squadra-base, che non ci sono titolari, non ha capito niente. Italiano è il re delle rotazioni, ma nelle gare più gare delle altre, se stanno bene, Terracciano, Dodò, Milenkovic, Quarta, Biraghi, Bonaventura, Mandragora, Nico, Beltran e Belotti non mancano quasi mai. Credo che questi dieci giocheranno. Per l’undicesima maglia vi avrei detto Kouamè, ma la grande partita di Sottil contro il Sassuolo potrebbe indurre l’allenatore a sfruttare il sempre discusso, eterno ragazzo del vivaio viola. Qualche dubbio anche per la schiena di Mandragora, ma superabile. E per l’utilissimo Ranieri che ultimamente però ha giocato troppo. 

Per il resto ho notato con grande dispiacere che l’effetto “Soliti Noti” ha condizionato il post-sfida con l’Atalanta. Tutti contro Italiano e il mercato della società, mentre in altre occasioni il vero tifo viola si sarebbe ricompattato e ribellato per un rigore sacrosanto non dato nel primo tempo. Rigore clamoroso, ieri uno simile è stato dato dal Var proprio all’Atalanta. Quel rigore non dato, nel primo tempo, avrebbe cambiato l’inerzia della gara. Forse della qualificazione.

Una volta il nemico era esterno, ora spesso è in casa. Nelle analisi è mancato il ricordo dei miracoli di Carnesecchi e dei pali. Ma da certe analisi deliranti anche in campionato manca sempre la citazione dei rigori sbagliati e dei legni colpiti, record stagionale. Non è stata un’annata fortunata, diciamolo. Con una manciata di questi punti gettati la Fiorentina sarebbe ancora in corsa per la Champions. Lo dico solo per onestà, ma la stagione può ancora regalare tanto, come detto.

Ottimismo o realismo?

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Poi rispondo volentieri anche a chi mi accusa di essere ottimista e aziendalista. L’ottimismo aiuta, ma penso di essere realista. Per i motivi appena detti, ma anche citando mille altri numeri (quinta difesa del campionato, ad esempio) viene sempre fuori l’immagine di una squadra che ha fatto molto, di un allenatore che ha fatto tantissimo in questi tre anni. Sono in buona compagnia, la pensa come me quasi tutto il calcio italiano, ma se volete far parte degli antiItaliano e degli antiRocco fate pure. Io non nego l’evidenza per secondi fini. Poi non so cosa significhi essere aziendalista? Se l’azienda funziona dico che funziona, se va male dico che va male. L’ho sempre fatto.

Pretendere da me, oggi, che io dica che il futuro sarà nero e si vivacchierà, che Aquilani è un allenatore al ribasso, che la squadra sarà smantellata e Rocco prepara la vendita, è un’operazione inutile. Chiedetelo a quelli che queste operazioni le stanno facendo, ovviamente per interessi personali.

Quali elementi certi ci sono oggi per descrivere scenari pessimistici? Non ne ne vedo e non ne conosco, almeno per ora. Pronto, ovviamente, a valutare e riferire cose e fatti se ci saranno e non fossero per me convincenti. Dopo le marcature preventive ci inventiamo il giornalismo preventivo? O prevenuto. Ma  questo c’è già e non è il mio.

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