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Caro Lang, qui a Firenze altro che cinquant’anni…

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Michael, ti capiamo fin troppo bene; ma proprio perché sappiamo a cosa ti riferisci, stai pur certo che di motivazioni la Fiorentina ne ha tante quante, se non più di quelle del Basilea

Da Enschede a Basilea, quasi un'intera stagione dopo. Da una dichiarazione in conferenza stampa all'altra, con una situazione di partenza opposta ma con lo stesso obiettivo:andare in Paradiso. Sì, perché se ad agosto il tecnico del Twente ci prospettava un Inferno dantesco in Olanda, adesso alla Fiorentina, dopo aver scalato la montagna del Purgatorio-Conference League partendo dai gironi, passando dai playoff e arrivando quasi in cima, manca l'ultimo passo per arrivare a giocarsi la finale a Praga, nello stadio dello Slavia che curiosamente si chiama Eden Arena. Eden, il Paradiso appunto. Ma la volta dei riferimenti alla Divina Commedia era la scorsa, quindi non ce ne saranno altri. Ci piacerebbe invece soffermarci sulle parole di Michael Lang, difensore del Basilea che ieri, in conferenza stampa, ha voluto caricare l'ambiente con queste belle parole: "Possiamo fare qualcosa di storico, con i compagni ci siamo detti che se riusciremo a vincere i nostri nomi saranno ricordati anche tra 50 anni".

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Sappiamo cosa vuol dire

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Il Basilea, nato nel 1893, ha un'occasione pazzesca: proteggendo il vantaggio minimo ottenuto a Firenze, può diventare la prima squadra svizzera in assoluto a raggiungere una finale europea, dopo il tentativo fallito nel 2013, quando ad eliminare i renani in semifinale di Europa League fu il Chelsea. Per questo Lang è così sicuro della portata dell'impresa. E come dargli torto: a Firenze sappiamo bene cosa vuol dire essere i primi a giocarsi qualcosa di grosso in campo continentale. Era il 1957, 30 maggio, a Madrid contro il Real, e in palio c'era la Coppa dei Campioni. La Fiorentina era la prima squadra italiana in una finale internazionale, e quella la perse 2-0 inchinandosi ai gol di Di Stefano e Gento. Ma quei nomi lì, per lo meno i più importanti, ce li ricordiamo ancora: Julinho, Montuori, "Pecos Bill" Virgili. E poi Sarti, Cervato, Magnini, quelli del primo scudetto. Di anni ne sono passati quasi 66, e dei ragazzi di Fulvio Bernardini nessuno si è scordato. Figuriamoci se poi, la competizione internazionale, la vinci pure...

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Ne abbiamo di più noi

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L'orgoglio del successo è arrivato nel 1961, grazie a quelli che sono passati alla storia (Lang dice bene, si passa alla storia) come i Leoni di Ibrox, che batterono i Rangers di Glasgow in finale di Coppa delle Coppe sia ad Ibrox Park, 0-2, sia a Firenze, 2-1, con tre reti di Milan e una del mitico Kurt Hamrin. Prima squadra italiana a vincere un trofeo internazionale, ultima volta che i viola si sono giocati due finali (anche allora fu Coppa Italia) e ingresso a pieno titolo nella leggenda. Sono passati 62 anni. Firenze non li dimenticherà mai, ma siamo certi che anche i campioni d'Italia del '56 e vicecampioni d'Europa del '57 avranno vita lunga nell'immaginario collettivo gigliato anche dopo che tutti i testimoni oculari, anche chi allora era solo un bambino, se ne saranno andati. Quindi no, Lang non ha esagerato, anzi forse ha sminuito la reale entità del risultato che la sua squadra potrebbe registrare. Ma se questa dovrebbe essere la motivazione del Basilea, ciò che può permettere all'undici di Vogel di avere la meglio sulla Fiorentina a livello di nervi, beh... crediamo proprio di no. Perché noi sappiamo cosa vuol dire, l'abbiamo già vissuto e abbiamo una voglia matta di provare di nuovo quelle sensazioni. Anche con il rischio di perdere, tanto peggio di 33 anni fa, contro la Juventus in finale di Coppa Uefa e con episodi arbitrali a sfavore, non può andare. All'assalto, Viola!

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