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Genesi del nuovo attacco viola: da Simeone e Inglese, fino all’idea di puntare su Pedro, Vlahovic e Boa

Ripercorriamo le tappe che ci hanno portato fino al gong di due giorni fa e all'arrivo della punta brasiliana classe 1997

Alessio Crociani

Alla fine saranno loro a portare sulle spalle il peso dell'attacco della Fiorentina. Ovviamente saranno affiancati da una nutrita batteria di esterni, ma reti e sponde per il rilancio in campionato dovranno arrivare principalmente dai tre attaccanti centrali scelti da dirigenza e staff tecnico viola. Come si è arrivati alla decisione di puntare su loro? Proviamo a ripercorrere le tappe che ci hanno portato fino al gong di due giorni fa. Parafrasando il tema religioso (perdonate la blasfemia), in principio c'era Giovani Simeone, non esattamente il massimo per le esigenze di Montella. E' inizio giugno, la nuova proprietà si è insediata da pochissimo e da lì a poco affida a Daniele Pradè la chiave della stanza dei bottoni. Dal primo summit con Montella e Barone escono cinque priorità: la conferma di Chiesa, la scelta del portiere (con Dragowski in prima fila) e gli arrivi di un regista, almeno un esterno d'attacco di livello e una punta centrale (che poi diventeranno due).

Dusan Vlahovic piace a tutti, ma da solo, chiaramente, non basta. Una delle prime opzioni per rafforzare il reparto avanzato viola è Roberto Inglese (LEGGI), tornato a Parma via Napoli. Siamo più o meno a metà luglio e l'idea di puntare su un attaccante nel pieno della maturità che conosca bene la Serie A piace eccome alla Fiorentina. Per i Ducali, Inglese è la prima scelta assoluta, senza discussioni, mentre Pradè - forte di un elenco ricco di alternative - alla fine preferisce non farsi prendere dalla fretta. Perché? Due i motivi principali: la non certezza di riuscire a cedere Simeone e la voglia crescente di puntare su profili diversi. Dopo due settimane, infatti, arriva Kevin Prince Boateng dal Sassuolo, operazione low cost che consente a Montella di avere una soluzione in più là davanti.

Resta il problema delle reti (cinque timbri per Boateng l'anno scorso, zero quelli di Vlahovic in Serie A): nasce da questa necessità l'idea di puntare su Pedro dopo qualche timido sondaggio per Llorente (incontro con l'agente di fine agosto avvenuto quando era praticamente già tutto fatto col Napoli). Pradè è letteralmente innamorato del brasiliano, lo segue da mesi, ma i primi approcci si registrano ad inizio agosto (LEGGI). Il Fluminense, inizialmente disposto a trattare su cifre ragionevoli, improvvisamente spara altissimo: 20 milioni di euro, cifra ritenuta eccessiva dal d.s. viola. Da quel momento parte un lavoro ai fianchi incessante, portato avanti da Pradè attraverso gli intermediari dell'operazione (LEGGI). Manca solo l'offerta ufficiale, perché anche questa operazione resta legata alla discriminante Simeone. Non è un caso che l'affare Pedro decolli un minuto dopo il passaggio del Cholito al Cagliari. Dai 20 milioni iniziali, il club carioca scende a 17. La Fiorentina arriva a 15 (LEGGI), via di mezzo trovata a circa 13 più il 20% sulla futura rivendita. Per la felicità di tutti. Montella compreso, che ora ha solo l'imbarazzo della scelta in attacco.

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