
Un mese per farsi ascoltare, spiegare e convincere la Commissione europea a cambiare idea con il suo no al finanziamento di una parte del progetto del nuovo stadio Franchi di Firenze con i fondi del Pnrr. Al pressing del sindaco Dario Nardella, che ha riconfermato la richiesta di audizione per illustrare le ragioni dell’operazione e la sua coerenza con le regole e la filosofia del Recovery fund, si sono unite le parole di Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari Europei. Fitto ha auspicato una «soluzione di confronto» annunciando la predisposizione di «risposte di chiarimento» allo scetticismo di Bruxelles. La road map per il nuovo Franchi sembra viaggiare spedita tanto che per dicembre sono calendarizzati i primi lavori preliminari e si ipotizza come giugno 2024 l’apertura a pieno regime del cantiere. Ora, però, c’è un’altra priorità: evitare che l’eventuale vuoto lasciato dai fondi europei bloccati (i 55 milioni) possa mettere in crisi il progetto. Anche se nelle ultime ore, fra le pieghe della crisi, si starebbe immaginando anche un piano B che consentirebbe di mettere in sicurezza il percorso per il nuovo stadio e la rigenerazione del quartiere di Campo di Marte.



