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Kayode/2: “La Juventus? Mi hanno scartato, ma non ero così male sinceramente”

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La seconda parte dell'intervista al terzino della Fiorentina
Redazione VN

Nell'intervista rilasciata all'edizione nazionale di Repubblica, Michael Kayode ha parlato anche dei suoi inizi di carriera, dall'atletica alla Juventus:

"Non ero un grande appassionato di calcio da bambino, ho iniziato con l’atletica. Mi piaceva correre: che fossero 100, 200, 400 metri. Imitavo Bolt, sarebbe stato bello diventare come lui. Perché non ho continuato? Mio padre è sempre stato un grande amante del calcio. Guardavamo insieme le partite e mi sono innamorato anche io.


Le giovanili nella Juventus? Non era facile. Uscivo di casa la mattina, andavo a scuola, poi dopo pranzo prendevo il pullman, due ore di viaggio per andare all’allenamento a Vinovo. 140 km. Tornavo la sera e andavo subito a letto.

L'’impatto a Vinovo? Già a sei anni c’era grande competizione. Tutti avevano una mentalità quasi da professionisti. Volevano essere migliori, superiori all’altro. È stato stimolante ma alcune volte avvertivo il peso di tutto ciò, magari volevo pensare a divertirmi e invece già da piccolo era un lavoro vero e proprio.

Perché la Juventus non mi ha confermato? Mi hanno detto che fisicamente non ero ancora pronto. Non ero impostato come adesso ma non ero neanche così male sinceramente".

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