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Cabral, quante delusioni in Brasile. Aveva persino pensato di smettere

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Il centravanti della Fiorentina, tra i grandi protagonisti dell'impresa viola a Napoli, è tutt'altro che un predestinato

Redazione VN

Nel ritratto di Arthur Cabral fatto stamattina da La Gazzetta dello Sport emerge qualche retroscena sul suo passato in Brasile. Il centravanti della Fiorentina, tra i grandi protagonisti dell'impresa viola a Napoli, è tutt'altro che un predestinato: ho cominciato con il futsal, il "calcetto", come molti ragazzini brasiliani, a 5 anni, e solo all'età di 13 anni ha allargato orizzonti e... campo, dedicandosi al calcio a undici. Ha cominciato a viaggiare per sostenere dei provini, sempre con poca fortuna: Fluminense, sei mesi da solo a Rio de Janeiro, poi Vitoria Bahia, Internacional, Palmeiras.

C'è stato anche un momento in cui Cabral ha pensato di mollare il calcio, perché non riusciva proprio a sfondare. Poi grazie all'impresario Luiz Portela "Cacau" ha avuto un'occasione al Cearà. E lì è esploso: promozione immediata, debutto in Serie A e il passaggio al Palmeiras, dove però ancora una volta non ha trovato grande spazio. E allora il volo transatlantico per l'Europa, al Basilea. Presto, poi il riscatto, guadagnato a suon di gol: 65 reti in tre stagioni gli hanno spalancato le porte che aveva trovato chiuse da piccolo.

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