Sulle pagine de Il Tirreno troviamo l'editoriale di Enzo Bucchioni dedicato quest'oggi a Juventus-Fiorentina. A seguire vi proponiamo un estratto:
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Bucchioni scrive: “Juventus e Fiorentina, sfida nella storia tra stili diversi. Quanti sgarbi”
L'editoriale: "La Juventus rappresenta il potere calcistico ed economico. La Fiorentina è diversa. E' di Firenze, città della cultura, del Rinascimento, del bello"
Juventus e Fiorentina non si amano, mettiamola così. Ma perché? (...) Mi piace pensare che fra queste squadre sia un po' come quei poli diversi che si attraggono o si respingono, ma siamo alla fisica applicata, anche se le diversità fra le due società sono enormi. La Juventus rappresenta il potere calcistico ed economico, con tutto ciò che ne consegue. Nel bene e nel male, ovvio. E se il potere è demoniaco, per proprietà transitiva, anche la Juve, in qualche modo, calcisticamente può esserla. Non è un caso che la parola d'ordine della casa sia "l'unica cosa che conta è vincere", alla faccia di De Coubertin.
La Fiorentina è diversa. E' di Firenze, città della cultura, del Rinascimento, del bello. Vincere è un'eccezione, mette in campo altri valori come il senso d'appartenenza, il cuore, la bellezza del gesto. Qui però rasentiamo la filosofia. E se invece la rivalità fosse solo una questione di partite perse e vinte, di affronti? Qui forse ci siamo e infatti il primo sgarbo che i fiorentini ricordano è datato 1928. La Juve era già forte, la Fiorentina appena nata, i bianconeri infierirono: undici a zero. Devono averlo raccontato anche a Rocco Commisso. Indovinate un po' contro quale società ha fatto la sua prima e unica polemica sugli arbitraggi? Facile
Segue la narrazione degli altre gare che hanno segnato la storia della rivalità tra Juventus e Fiorentina: si va dalla festa scudetto bianconero rovinata nel 1975 al torto più clamoroso, quello che costò il tricolore ai viola nel 1982. Seguirono le polemiche per la finale di Uefa nel '90 e l'arbitraggio di Aladren. Nello stesso anno, poi, arrivò la cessione di Baggio mai digerita dal tifo gigliato. Infine il ricordo più dolce, il 4-2 del 2013 firmato Pepito Rossi e Joaquin.
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