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Depay: “Posso andare dove voglio”. L’abbandono, il rap e il leone sulla schiena

Depay: “Posso andare dove voglio”. L’abbandono, il rap e il leone sulla schiena - immagine 1
Conoscete la vera storia di Memphis Depay? E dove giocherebbe nella Fiorentina di Palladino?
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

"Sì, sono svincolato e quest’estate potrò andare dove voglio". Così Memphis Depay, ormai ex attaccante dell'Atletico Madrid, ha commentato qualche giorno fa il suo futuro ai microfoni di NOS. Questa mattina, Firenze si è svegliata con questo nome in testa.Sarà lui il "grande attaccante" di cui parlava Daniele Pradè in conferenza stampa? Difficile a dirsi, ma sicuramente sarebbe quel nome capace di far infiammare la piazza fiorentina. Depay ha la giusta esperienza europea per far alzare l'asticella della Fiorentina. Ma chi è veramente Memphis Depay? Ma soprattutto, dove si collocherebbe nell'assetto tattico di Raffaele Palladino?

Il fantasista olandese ha una storia davvero particolare. Classe '94, nato e cresciuto a Moordrecht, Depay ha avuto un'infanzia travagliata. All'età di 4 anni infatti, è stato abbandonato dal padre. Questo trauma ha portato l'attaccante a scegliere come nome sulla maglia "Memphis", visto l'odio che prova nei confronti del cognome del padre. Il calcio entra nella sua vita fin da subito, impara a giocare per strada con i suoi coetanei in condizioni di povertà. Dettagli che lo legheranno fortemente al rap, altra sua passione che lo spingerà a scrivere una canzone nel 2019. La musica rimane solo un passatempo, perché Depay attira subito l'attenzione del PSV, che decide di investire su di lui e farlo crescere dal 2009 al 2015. Dopodiché, inizia il suo viaggio per i top club europei passando al Manchester United, al Lione, al Barcellona e infine all'Atletico Madrid. Durante questi anni Depay diventa famoso per la sua tecnica, i suoi gol e i suoi tatuaggi. Nel 2014 infatti, decise di dedicarne uno a suo nonno scomparso quando era un 15enne. Ma quello che fece più clamore fu il leone che tutt'ora caratterizza la sua schiena. Sono servite 24 ore, tutte a pancia in giù, per completarlo. Numero 10 dell'Olanda e punto di riferimento della sua nazionale, con la sua capigliatura ricorda a tutti il suo numero di maglia. L'esultanza? La conosce bene Nico Gonzalez, il famoso "non vi sento" con cui l'argentino ha esultato in questa stagione al Franchi.


Attenzione però, definire Memphis Depay un centravanti potrebbe essere abbastanza affrettato. L'ex Manchester United nasce esterno, per poi svariare su tutto il fronte d'attacco. Non è quel bomber d'area di rigore capace di occuparti lo spazio o dominare i difensori fisicamente. Depay è quel giocatore che parte da fermo, salta l'uomo e cerca la porta. Tutte caratteristiche che mancano alla Fiorentina certo, ma che non rispecchiano l'idea di centravanti che serve a questa squadra. Se pensiamo poi che Palladino ha fatto di tutto per avere Djuric a gennaio, questi dubbi aumentano sempre di più. Guai a creare un altro caso Beltran. Il ruolo deve essere una certezza perché la Fiorentina non ha più il tempo necessario per aspettare. Soprattutto poi se si parla di un talento come Depay che a Firenze deve portare voglia, entusiasmo e gol. Nel 3-4-2-1 sposerebbe alla perfezione il ruolo dietro alla punta, ma potrebbe anche portare su di sé il peso dell'attacco viola. Tanti punti interrogativi, su un giocatore che potrebbe risvegliare Firenze dal torpore condito da ampia rassegnazione di questi ultimi anni.

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