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GERMOGLI PH: 2 NOVEMBRE 2025 FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI SERIE A FIORENTINA VS LECCE NELLA FOTO TIFOSI FERROVIA
Con l'esonero di Pioli, come scrive La Repubblica, si sancisce la sconfitta di tutte le componenti: quella tecnica, con il tecnico bruciatosi nel suo ritorno in Italia e nella sua Firenze, scelta fatta con il cuore sì ma anche con la logica di chi pensava di poter incidere in serie A come ai tempi del Milan anche in una squadra non di primissima fascia; quella ambientale, con la città e la tifoseria che lo aveva accolto come la garanzia di ambizioni dopo un'estate iniziata con le dimissioni di Palladino e la contestazione a Pradé; infine quella societaria: Pioli è stato il grande all in di Commisso. Per ingaggio, con un allenatore da 3 milioni mai avuto sotto la sua gestione, e per profilo, non un emergente o un cavallo di ritorno come i vari Montella, Italiano o Palladino, ma un top, uno dei pochi ad arrivare in viola o a tornare - con uno scudetto da allenatore.
Pioli doveva essere, insieme a un gruppo mantenuto nei suoi giocatori principali, arricchito nel monte ingaggi e impreziosito da giocatori per un investimento da 90 milioni, l'esperienza giusta per dare l'assalto alla Champions o per vincere un trofeo nell'anno del centenario, non il protagonista in negativo di un record storico per la Fiorentina. Pioli doveva essere l'uomo giusto nel posto giusto in grado da solo di far crescere la società. È finito invece in una spirale negativa di risultati e di involuzione, salutando per la terza volta Firenze ieri, intorno alle 12, uscendo dal Viola Park per l'ultima volta. Dalla scelta del suo successore invece si capirà se un profilo alla Pioli è stato l'ultimo grande all in di Commisso o l'inizio di una svolta nella scelta degli allenatori.
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