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BERGAMO, ITALY - NOVEMBER 30: Players of Fiorentina pose for a team photograph prior to the Serie A match between Atalanta BC and ACF Fiorentina at Gewiss Stadium on November 30, 2025 in Bergamo, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
Il giornalista e storico, Antonio Natali, sulle colonne de La Nazione, ha fatto un paragone cavalcando il momento attuale della Fiorentina e l'assedio delle truppe imperiali a Firenze nel 1530. Di seguito le parole:
Fin dalla prima partita del campionato attuale la Fiorentina ha mostrato una vacuità di gioco, una carenza di qualità, un vuoto d’idee e un’assenza di coinvolgimento emotivo, di cui è difficile perfino darsi ragione. Ciascuno può avanzare le sue congetture: errori gravi nelle scelte della dirigenza, un progetto di squadra mal concepito, dissapori nello spogliatoio, nessuno che dai compagni sia riconosciuto come leader, preparazione atletica inadeguata, scarsa presenza della proprietà, e giù per la scesa. Ogni ipotesi può essere giusta, così com’ è possibile che lo siano tutte. Resta il fatto che mai, proprio mai in quasi settant’anni di fede viola, ho visto una Fiorentina così fatua e sterile. Una squadra senza testa e senza cuore. Una squadra che, tremebonda, incespica nell’erba del campo dove dovrebbe giocare. E non sai dire se abbia paura di morire o viceversa non aspetti altro; per chiudere al più presto un capitolo di vergogna. Al cospetto di questa vicenda sconfortante m’è venuto naturale - da storico - riandare a un episodio che al calcio è legato. Episodio celebre; di altra stagione, di altro calcio, ma soprattutto di altra dignità. Nel 1529 Firenze è messa sotto assedio dalle truppe imperiali. Prima della stretta decisiva, la Repubblica fiorentina, pronta a tutto per difendere la sua libertà, assume risoluzioni dolorosissime; fra cui quella di distruggere, oltre ai borghi, tutti i conventi e tutti i monasteri poco fuori le mura, in modo da evitare che fossero di riparo all’esercito assediante. In breve tempo squadre nutrite di fiorentini, pur tutti consapevoli della tragica rovina di edifici monumentali e di opere d’arte gloriose che avrebbero provocato, obbedirono all’ordine del governo. In ballo c’era la libertà. E il nemico doveva imparare a conoscere la fierezza e l’orgoglio del popolo fiorentino; che, sotto la minaccia di un esercito armato, volle mettere in atto un gesto eclatante di scherno, giocando al calcio in pieno assedio, a metà febbraio del 1530, per mostrare un’indifferenza superba di fronte allo strapotere degli avversari. A Firenze, durante l’assedio dell’esercito imperiale - scrive Benedetto Varchi -, “i giovani fiorentini, un po’per non intermetter l’antica usanza di giocare ogn’anno al Calcio per Carnasciale e sì ancora per maggior vilipedio de’ nemici, fecero in sulla Piazza di Santa Croce una partita a livrea; XXVII bianchi e XXVII verdi, giocando una vitella”. E per essere sicuri che il nemico sapesse quanto grande fosse il loro disprezzo della sua potenza; misero una parte de’ sonatori, con trombe ed altri strumenti, in sul comignolo del tetto di Santa Croce“. In fondo al racconto di una storia c’è per solito una morale. Che tuttavia è ardua stavolta da cavare, giacché quella stagione e la nostra sono per più motivi incomparabili. Magari si potrà dire che, se i giocatori d’oggi sentissero (come i calcianti di allora) il bisogno di tenere la testa alta e la schiena diritta in ossequio a una dignità che sempre andrebbe difesa, forse le partite della Fiorentina avrebbero una bella sterzata. Anche perdendo. A battersi, però, nel gelo di febbraio del 1530, c’erano giovani fiorentini orgogliosi, non mercenari strapagati.
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