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La Fiorentina non è più la squadra di Bove, ma il VP rimane comunque casa sua
Un caro amico, anzi, un figlio, e quando ritorna è sempre bello. Anzi, bellissimo. Stupendo. Ieri Bove(sotto contratto alla Roma fino al 2028 dove è rientrato al termine della scorsa stagione dal prestito alla Fiorentina) si è rivisto al Viola Park, casa sua per un anno sì complicato, sì che ha cambiato la vita di Edoardo, ma definirlo brutto sarebbe ingiusto nei confronti della vita.
E di Edoardo Bove, e meglio ancora della vita di Edoardo Bove. Che al Viola Park c’è sempre stato col sorriso, prima e anche dopo quella serata al Franchi dell’1 dicembre che nessuno scorderà mai e lui per primo, e splendente e radioso il sorriso ce l’aveva ieri mattina varcando i cancelli del centro sportivo a Bagno a Ripoli: perché se anche la Fiorentina non è più la sua squadra, il Viola Park è sempre casa sua.
«Che bello rivederti». Tre parole semplici e ricche di affetto che il club di Commisso ha affidato a Instagram e a un video emozionante per raccontare gli abbracci di Edoardo con i vecchi compagni, con poche parole a corredo («Vi ho guardato, vi seguo, potevate fare meglio», ha detto scatenando le risate dello spogliatoio), tanto a parlare sono stati gli occhi di chi incrociava quelli di Edoardo. E non c’era malinconia o tristezza in quegli sguardi, mentre c’era invece gioia di ritrovare un caro amico, anzi, nel caso di Ranieri e di tutti gli altri, un fratello che sta aspettando di conoscere se e cosa gli riserverà il destino del calcio, dopo aver avuto un’altra possibilità non scontata dal destino della vita.
Sono nove mesi che Bove è fermo, nove mesi di cure, esami e consulti in cui paura, attesa, speranza, ottimismo e determinazione si stanno sempre rincorrendo e non si sa ancora chi la spunterà. Ma un vincitore c’è già. «Vi voglio bene», ha aggiunto Edoardo prima di andarsene, mentre lo spogliatoio ricambiava con un altro applauso. Anche Firenze e i tifosi viola a te, Edoardo, tanto. «Uno di noi per sempre». Lo scrive il Corriere dello Sport.
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