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MAINZ, GERMANY - NOVEMBER 06: Hans Nicolussi Caviglia of Fiorentina and Nelson Weiper of 1.FSV Mainz 05 compete for the ball during the UEFA Conference League 2025/26 League Phase MD3 match between 1. FSV Mainz 05 and ACF Fiorentina at Mainz Arena on November 06, 2025 in Mainz, Germany. (Photo by Alex Grimm/Getty Images)
La Fiorentina affonda ancora. Terza sconfitta consecutiva, la quinta nelle ultime sette partite, la settima complessiva in stagione. Numeri pesanti, soprattutto a novembre, quando il margine d’errore dovrebbe restringersi e invece il vuoto tecnico, tattico e mentale dei viola si allarga. A Magonza, contro un Mainz tutt’altro che irresistibile, è arrivato un altro 2-1 in rimonta che sa di resa psicologica più che sportiva.
Il problema non è più soltanto il risultato, ma la forma con cui arriva. La Fiorentina è una squadra che appare svuotata, smarrita, incapace di reagire agli episodi e alle difficoltà. Lo dimostrano i simboli di una notte storta: Piccoli che prima serve l’assist del vantaggio a Sohm e poi fallisce due gol clamorosi, fino al grottesco autointervento sul tiro di Fazzini; Ranieri che tenta un colpo di tacco sulla linea laterale aprendo la ripartenza del Mainz per il pareggio; Comuzzo e Pongracic distratti in marcatura sul gol decisivo di Lee, arrivato al quinto di recupero.
«Non so cosa dire, nessuno pensava andasse così», ha confessato un disorientato Simon Sohm, autore del primo gol europeo della carriera ma incapace di spiegare la deriva di squadra.
In panchina, Daniele Galloppa, tecnico ad interim, è sembrato il più lucido, forse proprio perché meno coinvolto nel vortice delle ultime settimane. «La partita si è decisa nelle due aree. La paura, alla fine, ci ha bloccato», ha ammesso con onestà. Ma già da domenica a Genova potrebbe non toccare più a lui.
La società, infatti, lavora da giorni per chiudere l’accordo con Paolo Vanoli, individuato come l’uomo giusto per ricostruire dalle macerie. Al Viola Park si attende soltanto l’incontro definitivo: il comunicato ufficiale, dicono a Firenze, è già pronto.
Il copione è ormai noto. Primo tempo convincente, vantaggio con Sohm, buone occasioni per il raddoppio (due sprecate da Piccoli e una da Fazzini). Poi, come spesso accaduto, il blackout: Hollerbach pareggia approfittando di un doppio errore difensivo, Kean manca il colpo del 2-1, e nel finale Lee punisce una squadra senza più energia né convinzione.
È la quarta rimonta subita in stagione, dopo Como, Roma e Milan. Segnale di una fragilità mentale profonda.
Domanda inevitabile: chi sono i leader di questa Fiorentina? Ranieri porta la fascia ma attraversa un periodo complicato; Nicolussi Caviglia si impegna ma non ha ancora il peso specifico del trascinatore; Kean è il più talentuoso ma non un riferimento carismatico. In panchina, ieri, sedeva addirittura De Gea, lasciando spazio al giovane Martinelli.
Leadership e gol: due mancanze che pesano quanto i punti lasciati per strada.
Paolo Vanoli, se arriverà, troverà un gruppo smarrito più nella testa che nelle gambe. Ex difensore, tecnico dal carattere deciso e dalla mentalità pragmatica, dovrà capire se serva un urlo o una carezza, un cambio di modulo o semplicemente un reset mentale.
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