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Ferrara: “Piccoli, Fazzini e pellegrinaggi, cosa ci resta post (Lastra a) Sigma”
La Fiorentina batte il Sigma, che non è certo il più temibile Lastra a Sigma, ma pur sempre di vittoria si tratta. E questo, alla fine, è ciò che conta. Di bel gioco non se n’è visto troppo, inutile girarci intorno. Serve pazienza, lo abbiamo capito. Qualcuno, a inizio ottobre, già sussurra che forse conviene concentrarsi sulla Coppa più che sul campionato. Ma arrendersi così presto, quando la vendemmia è appena finita, non è il caso. C’è tempo.
Come sempre, il tifo viola si divide: tra catastrofisti e ottimisti di ferro. Eppure, anche dentro una vittoria pallida, qualche lampo lo si trova. Piccoli segna, e va bene così. Fazzini entra e, come spesso accade, mette energia, idee, voglia: un esempio, uno che si fa applaudire. Decisamente meglio di Gudmundsson, ancora in cerca di se stesso. Educato lo è, saluta sempre, ma per ora il dieci che porta sulle spalle pesa più dei paragoni scomodi con Hamrin.
Intanto Pioli continua la sua caccia alla quadra, che non è un giocatore assistito da Lucci, ma una formula che ancora sfugge. E giovedì di Coppa sembrava più un luna park a fine stagione che una partita vera: luci che si spengono, atmosfera surreale, perfino i tifosi sballottati da una curva all’altra per via dei lavori al Franchi. Prima Ferrovia, poi Maratona: un pellegrinaggio che ha cambiato scenografie a un pubblico che meriterebbe, almeno per una volta, di godersi la partita da una tribuna comoda e coperta.
Si attende il giorno in cui questa migrazione finirà e lo stadio tornerà casa vera. Perché, come recitava un vecchio slogan allo stadio: “Che importa se piove, la casa dell’impermeabile provvede”. Chissà, magari un giorno ne arriverà un altro: “Che importa se piove, c’è lo stadio nuovo”.
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