La Fiorentina si ritrova ancora una volta sull’orlo del baratro, ma riesce a reagire grazie alla forza della disperazione e a una serie di mosse coraggiose (o rischiose) di Pioli. Dopo aver affermato di non potersi permettere più di due giocatori offensivi, il tecnico viola finisce per schierarne quattro contemporaneamente — Kean, Gudmundsson, Dzeko e Piccoli — nel tentativo estremo di ribaltare un match che sembrava già deciso. La scelta, dettata più dall’urgenza che da un piano tattico, diventa il simbolo di una squadra che si aggrappa agli episodi e all’orgoglio per non affondare definitivamente contro un Bologna apparentemente in pieno controllo.

Corriere Fiorentino
Da Sabiri ai 4 attaccanti in campo. CorFio: “Le mosse della disperazione”
Nel caos della ripresa, la Fiorentina trova energie insperate e anche qualche protagonista inatteso, come Sabiri, al debutto in Serie A con la maglia viola dopo un lungo girovagare. Il match si trasforma in un susseguirsi di colpi di scena: il gol annullato a Dallinga, i due rigori realizzati da Gudmundsson e Kean, l’espulsione di Holm, l’errore clamoroso di Dodò e le proteste del Bologna. Tutto in poco più di venticinque minuti di pura follia agonistica, nei quali la squadra di Pioli sembra più trascinata dagli eventi che guidata da un disegno tattico.
Eppure, i numeri del secondo tempo raccontano una Fiorentina completamente diversa da quella impalpabile della prima frazione: 14 tiri totali, 6 nello specchio, 5 grandi occasioni e 27 ingressi nella trequarti avversaria. Dati che testimoniano una reazione di nervi e d’istinto, più che di organizzazione. Il 2-2 finale, quindi, è un punto guadagnato più per tenacia che per lucidità: frutto di una partita casuale e scomposta, in cui le mosse della disperazione hanno tenuto in vita una squadra senza certezze, ma ancora capace — almeno per ora — di evitare il crollo. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
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