Hans Nicolussi Caviglia si è presentato a Firenze con uno stile fuori dagli schemi, distante dallo stereotipo del calciatore. Amante di Guccini e Barbero, si distingue per magnetismo e proprietà di linguaggio, oltre che per la qualità in campo. Ha raccontato la sua scelta di approdare alla Fiorentina come un passo importante della carriera, sottolineando la felicità di ritrovare compagni come Kean e Fagioli. Sul ruolo in campo non ha dubbi: si vede come regista, capace di pensare in verticale e di esaltarsi con gli attaccanti viola, forte della sua esperienza sia da vertice basso che in un centrocampo a due.

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CorSport su Nicolussi Caviglia: “Centrocampista pensante e controcorrente”
Guardando al passato recente, Nicolussi ha ricordato con orgoglio i momenti vissuti a Venezia e alla Juventus. Nel club lagunare è cresciuto come leader, ricevendo anche i consigli di Duncan su Firenze, mentre con la Juve ha chiuso la stagione alzando la Coppa Italia da protagonista. Ha poi ringraziato Allegri per gli insegnamenti ricevuti e Thiago Motta per le parole di stima, definendolo l’unico rimpianto del Torino. Tra gli allenatori che lo hanno segnato, però, ha citato soprattutto Davide Nicola, definito una persona di spessore con cui si è trovato particolarmente bene.
Sul fronte delle ispirazioni, Nicolussi unisce riferimenti sportivi e culturali. Indossa la numero 14 in onore di Cruijff, dal quale ha tratto i concetti di disciplina e creatività, e da battitore di calci piazzati si è ispirato a Pjanic e Ward-Prowse. Fuori dal campo trova stimoli nel golf, che considera affine al calcio per concentrazione e precisione, e nella letteratura: al momento sta rileggendo l’Iliade, che definisce sorprendentemente attuale. Un calciatore-professore, capace di portare un approccio diverso e profondo anche nel mondo del pallone. Lo scrive il Corriere dello Sport.
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