La Fiorentina si trova di fronte a un paradosso difficile da spiegare: i suoi attaccanti segnano con le rispettive Nazionali, ma si spengono completamente quando indossano la maglia viola. Kean, Dzeko e Gudmundsson hanno realizzato insieme 10 gol tra Italia, Bosnia e Islanda, contro appena 3 con il club toscano. Il confronto dei minuti giocati rende il divario ancora più impressionante: 592 minuti totali con le Nazionali contro i 1.262 accumulati in tutte le competizioni con la Fiorentina. Le medie-gol lo dimostrano in modo lampante: Kean segna una rete ogni 584’ in viola e ogni 44’ in azzurro, Dzeko una ogni 271’ contro una ogni 85’ con la Bosnia, Gudmundsson una ogni 407’ con la Fiorentina e una ogni 53’ con l’Islanda. Numeri che rivelano un blocco evidente, difficile da spiegare solo con il livello degli avversari.

Corriere dello Sport
CorSport: “Il clamoroso dato di Kean, Gud e Dzeko in Nazionale. Com’è possibile?”
Il problema sembra più profondo: qualcosa nella Fiorentina li frena. Kean, pur non essendo prolifico, resta un combattente, mentre Gudmundsson vive una vera metamorfosi, da leader in Nazionale a fantasma in Serie A. Le statistiche sui dribbling lo certificano: solo tre tentativi in campionato, uno riuscito, numeri imbarazzanti per un giocatore del suo talento. È chiaro che non si tratta di una questione fisica — altrimenti i limiti emergerebbero anche con la sua Nazionale — ma di un blocco psicologico o tattico che ne limita la libertà e l’efficacia.
A questo si aggiunge una possibile mancanza di intesa tra gli attaccanti. Kean, abituato a giocare da solo in avanti, aveva comunque trovato subito un buon feeling con Retegui in Nazionale, cosa che invece non accade con Piccoli, più simile a lui per caratteristiche. Pioli sa che la situazione è delicata: l’infortunio di Kean e i risultati deludenti hanno appesantito l’ambiente. Per rialzare la squadra, il tecnico dovrà lavorare soprattutto sulla testa dei giocatori, sbloccando le paure e ritrovando l’entusiasmo. Solo così la Fiorentina potrà riscoprire il gol — e se stessa. Lo scrive Il Corriere dello Sport.
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