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Inizialmente mi sono stupito di come una testata giornalistica come la vostra abbia dato spazio a un lettore che, dopo una vittoria fondamentale come quella di Udine, si è scagliato con quei toni contro uno tra i principali artefici dei successi della Fiorentina, ovvero Vincenzo Italiano. Un tifoso che ammette di aver provato per l'allenatore un “odio a prima vista” e “un colpo di sfulmine” si appiccica addosso da solo un’etichetta e viene giudicato di conseguenza.
I tifosi sono persone entusiaste, cariche di passione verso la propria squadra. Riscontrate queste caratteristiche nella lettera di Pastorelli? Penso che non tutti possano fregiarsi del titolo di “tifoso”. Occorre guadagnarselo e in cuor suo ogni tifoso sa se lo è veramente oppure no.
Persone come l’autore della lettera non li definisco tifosi, ma inquinatori di pozzi. Qual è il senso di questa lettera e il timing con il quale è stata diffusa? D’altra parte, parafrasando il vostro direttore Saverio Pestuggia, la partita di Udine segna “un’evoluzione importante nel modo di gestire la partita” da parte dello stesso Italiano.
Immagino che c’entri con quella che viene definita la pluralità di pensiero e la speranza è che seguendo questo approccio venga pubblicata anche questa risposta.
Anche io sono un tifoso “monomaniaco”, come si è definito Pastorelli, ma sono di origini siciliane, proprio come Vincenzo Italiano. La Sicilia è una terra dai forti contrasti, ma a noi siciliani non piace essere giudicati attraverso gli stereotipi, di cui il calcio e il tifo purtroppo sono pieni.
Ho trovato la lettera colma di luoghi comuni, che non rendono i giusti meriti ad un allenatore che in una stagione, seppure irta di difficoltà, è stato in grado di portare la Fiorentina a giocarsi una doppia finale e a guadagnare di nuovo la qualificazione in Europa.
Non voglio entrare nel merito di tutti gli appunti tattici presenti nella lettera, perché l’unico luogo comune che trova reale fondamento nella missiva è che noi italiani siamo tutti allenatori di calcio, in un mondo - quello del calcio - che avrebbe invece bisogno di più tifosi. Anche a Firenze.
Mi limito a fotografare la situazione. Mi chiedo come sia possibile attaccare tecnicamente il mister visto che la Viola, da quando è allenata da Italiano, partecipa per il secondo anno (su tre) a un torneo europeo, avendo concluso le sue stagioni al 7° posto (2021/2022) con 62 punti; all'8° posto (2022/2023) con 56 punti su 60 partite giocate. E che attualmente è 4° a pari merito con la Juve a 10 punti dopo 6 partite giocate. Questi sono fatti, non opinioni.
Nel tempo Italiano ha dimostrato intelligenza e capacità, rinunciando a una parte delle proprie convinzioni e i risultati gli stanno dando ragione. Se poi si aggiunge un pizzico di buona sorte, come accaduto domenica a Udine, ecco che è lecito essere fiduciosi per la stagione da poco iniziata.
La Fiorentina ha bisogno dei propri tifosi, di quelli veri. Ecco perché credo che posizioni come quella di Fabio Pastorelli siano lecite, ma personalistiche e distanti dall’attaccamento che oggi serve per la maglia viola.
Grazie
Antonio Noce
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