Molto stanco, un po' vuoto. Certamente coinvolto e devoto anima e corpo alla causa. Non sarà un martire, ma l'immagine e le parole di Cesare Prandelli nel post gara di Benevento sono la rappresentazione più fedele della stagione viola. Una lenta via crucis verso la rivoluzione di giugno, con la sola prospettiva di salutarsi senza psicodrammi sportivi. Nel mezzo una miriade di sbagli e tensioni da ogni lato. Sette giorni su sette, ventiquattrore su ventiquattro. Aggiungete l'insofferenza (legittima) di una piazza esasperata dai risultati degli ultimi tre anni, frullate bene, e il beverone al veleno è pronto. Che a berlo siano i principali artefici dell'ennesima stagione balorda, più che un mero atto di sadismo, appare solo la logica conseguenza del loro apporto alla causa. Ma quando di mezzo ci va chi per amore della maglia ha scelto di caricarsi sulle spalle anche (soprattutto?) il peso degli errori commessi ben prima del suo arrivo, il discorso cambia.
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La passione di Cesare, tra l’amore per Firenze e una stanchezza che preoccupa
Se da una parte l'amore e la spossatezza del tecnico sono la migliore garanzia sul suo impegno, dall'altra è difficile immaginare che una vittoria risolva tutto
Cambia perché lavorare in un contesto del genere diventa un'impresa. Cambia perché in ballo c'è un rapporto che va ben oltre l'aspetto sportivo. Cambia perché diventa difficile farsi diga sempre e comunque, senza mai farsi scivolare nello sconforto e domandandosi "ma chi me lo ha fatto fare?". Probabilmente se lo sarà chiesto anche Prandelli, facile immaginare la risposta che si sarà dato: troppo forte il richiamo della sua Firenze, impossibile ignorarlo. Fatica sì, pentimento no. Ma se da una parte - al netto degli errori che pure lui ha commesso - l'amore e la spossatezza del tecnico sono la migliore garanzia sul suo impegno, dall'altra è difficile immaginare che una vittoria, seppur importante, possa spazzare via in un solo colpo le pressioni. Siamo tutti umani, ma la salvezza della Fiorentina è ancora tutta da guadagnare. E per di più senza l'aiuto di un calendario che si prospetta tutt'altro che agevole da qua alla fine aprile. Per questo serviranno lucidità, sudore e sacrificio da parte di tutti. Prandelli compreso.
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