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La “fucilata nella notte” è di Mandragora: il mantra di Vanoli verso la serenità

Mandragora
Un pareggio che fa sicuramente morale, anche se quello zero alla casella delle vittorie rischia di tirar giù l'umore. Vanoli lo sa: sarà lunga
Federico Targetti
Federico Targetti Caporedattore 

Nella sua ormai conclamata bravura nel parlare per metafore e giri di parole, Luciano Spalletti alla vigilia aveva parlato del suo numero 10 Yildiz come di qualcuno in grado di accendere la partita come una "fucilata nella notte". Più che una fucilata, ne ha ottenuto uno sprazzo di tecnica e classe contenuto in qualche modo dalla difesa viola e parato da De Gea nella ripresa. Invece, la vera fucilata, in senso tanto figurato quanto letterale, nell'altrettanto ambivalente "notte" viola, l'ha sparata Mandragora da lontano alle spalle di Di Gregorio, pescando l'ennesimo jolly che può rivelarsi salvifico per le sorti della Fiorentina.

Perché la partita aveva tutto per mettersi male, anzi malissimo: il nervosismo generato dalla sola presenza in campo di Vlahovic, sempre bersaglio di cori beceri quando torna a Firenze, la sfortuna della traversa di Kean, il tempismo terrificante del gol di Kostic sulla sirena della prima frazione. Una squadra sul fondo della classifica che chiude così il primo tempo nella gara più sentita in assoluto potrebbe morire sportivamente, e invece così non è stato.

Nel bene...

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La fucilata di Mandragora non è stata un lampo nel buio: sia prima, sia dopo, i viola hanno dato segnali di voglia di ritornare in parità, rendendosi pericolosi e arrivando a meritare il punto contro una squadra magari non nel suo miglior periodo, ma comunque dotata di valori importantissimi e sopra di uno, quindi con un vantaggio pure quanto a inerzia. È servito un grande intervento di Di Gregorio poco dopo il pareggio per evitare la rimonta a firma di Kean, che si è portato a casa con merito il premio di migliore in campo.

...e nel male

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Le note stonate? Ci sono, non è che i problemi sono spariti, anzi. Intanto, manca la vittoria e l'abbiamo sottolineato; poi la difesa ha ballato per larghi tratti, Pablo Marì ha sofferto in maniera atroce contro Vlahovic per limiti suoi e dell'intero impianto difensivo della squadra, limite questo riconosciuto anche da Vanoli nel post gara. Poi se vogliamo essere puntigliosi anche il gol subito da De Gea, simile al primo di Leao in casa del Milan, e le difficoltà di Piccoli, che si è pure fatto male, nel giocare al fianco di Kean, cosa alla quale si deve piegare se vuole avere spazio.

Il mantra di Vanoli

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Altri spunti tattici: Gudmundsson con ogni probabilità ha pagato rispetto a Piccoli la convocazione in Nazionale, mentre fa rumore e meriterà analisi ulteriori la bocciatura di Nicolussi Caviglia con la regia affidata nuovamente a Fagioli. Tutto sommato, dalle gare contro Genoa e Juventus si esce con due sorrisi poco più che abbozzati: questa squadra ha tutto e anche di più per salvarsi, la sua cifra tecnica unita alla mentalità provinciale che Vanoli sta inculcando letteralmente a martellate ogni giorno dovrebbe pagare i suoi dividendi specie alla lunga. Non resta che aspettare: alla prossima c'è la nuova Atalanta di Palladino che non ha cominciato esattamente col piede giusto a Napoli...