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Nietzsche spiega il centrocampo della Fiorentina: Dio è morto (?)

Nietzsche spiega il centrocampo della Fiorentina: Dio è morto (?) - immagine 1
La situazione della mediana Viola letta con gli occhi del filosofo tedesco, fra antichi valori decaduti e Superuomini
Filippo Caroli Redattore 

Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia

Il pezzo citato qui sopra è tratto da uno degli aforismi più famosi de La Gaia Scienza del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Il concetto della morte di Dio, che omaggerà anche l’ottimo Guccini circa un secolo dopo, è uno dei temi più fondativi del pensiero del geniaccio tedesco e che possiamo brutalmente riassumere come una decadenza e una corruzione degli antichi valori teologici occidentali che hanno ormai perso ogni contenuto morale. Una situazione tremenda da cui, però, l’umanità, attraverso il Superuomo, ha la possibilità di risollevare sé stessa sulle basi di valori etici e morali del tutto nuovi.


Si tratta di un’argomentazione estremamente profonda ed affascinante che, con un po’ (tanta) fantasia, ci può dare una mano anche a leggere la situazione del centrocampo della Fiorentina. Sofyan Amrabat è stato il perno della mediana Viola per tutta la stagione e le sue radicali ed in un certo senso uniche caratteristiche hanno ovviamente influenzato, nel male ma soprattutto nel bene, tutta la manovra della squadra gigliata. Potemmo allora individuare la morte di Dio della Fiorentina proprio con la cessione, inevitabile, del centrocampista. E in questo senso, sembra ancora non avere le idee chiarissime neppure la Fiorentina.

Muscolare o tecnico?

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La sostituzione del centrocampista marocchino non sarà semplice. I Viola hanno due possibilità: continuare a credere nelle caratteristiche tecniche di Sofyan, e quindi optare per un mediano d’interdizione, o rinascere sotto nuovi dettami tattici affidando le chiavi del centrocampo ad un regista puro. Da una parte Morten Hjulmand, centrocampista di grande fisico, temperamento e polmoni d’acciaio. Il danese è uno dei calciatori con la percentuale più alta di duelli difensivi vinti in Serie A, il migliore per palloni recuperati a partita e il secondo per falli fatti: una diga, come Amrabat. Dall’altra Maxime Lopez, tecnica e talento cristallini. Il francese è in possesso di un fisico brevilineo che gli conferisce estrema agilità anche nello stretto, le sue caratteristiche sono quelle di un regista puro: fra i mediani in Serie A, solo Lobotka e Anguissa hanno una percentuale di passaggi riuscita più alta (oltre il 90%). Che possa essere lui il Superuomo?

Stesso ruolo, interpretazioni diametralmente opposte che porterebbero la Fiorentina a dare continuità al proprio impianto di gioco o lo rivoluzionerebbero in maniera decisamente importante. In mezzo i vari Schouten, Dominguez e Demibay. Palla alla Fiorentina, che deve intanto capire se Dio è morto oppure no. E da lì passerà il grosso delle prossime stagioni.