Lo premettiamo: non sappiamo se Francesco Farioli sarà il prossimo allenatore della Fiorentina. Non ancora. Giorni fa non risultavano contatti significativi, ma adesso che Pioli potrebbe sostituire Spalletti alla guida della Nazionale, il suo nome è tornato d'attualità ed è un nome che intriga diversi tifosi e addetti ai lavori, come il nostro Matteo Magrini. Il tecnico, che ha cominciato come preparatore dei portieri nello staff di De Zerbi per poi costruire la propria carriera partendo dal Fatih Karagumruk in Turchia (dove ha allenato Viviano), è reduce da un campionato olandese perso in maniera incredibile con l'Ajax. Un Ajax che però stava andando oltre i propri limiti ed è crollato sul più bello sotto la pressione del ben più attrezzato ed esperto PSV Eindhoven. Vediamo allora, cercando di non scendere eccessivamente in tecnicismi, come si è espressa la squadra della capitale Amsterdam con Farioli al timone (contenuti rielaborati dall'ottima analisi di Riccardo Bignardi su assoanalisti.it). Non prima di un quadro generale fornitoci da Sofascore:


NEL DETTAGLIO
Sì, ma come gioca davvero Farioli? L’analisi del 4-3-3 “scaglionato” dell’Ajax
Il modulo di partenza e come cambia nelle due fasi
—Da buon dezerbiano, Farioli parte dal 4-3-3, ma la disposizione degli uomini in campo varia in base a dove sta la palla: se ce l'hanno gli avversari, due elementi del tridente rimangono alti in pressione e uno dà più mano alla linea mediana. Il vertice basso, in base al tipo di offensiva, sceglie se abbassarsi tra i difensori formando una linea a cinque. Si hanno così due difese da alternare: 4-4-2 e 5-3-2. Anche in fase di possesso del pallone le alternative sono due: una sorta di WM (2-3-2-3), con due difensori, i terzini che si alzano sulla linea del playmaker, quindi le due mezzali e i tre attaccanti, oppure una sorta di 3-1-3-3, con uno dei due terzini bloccato insieme ai centrali e l'altro libero di spingere oltre la linea del regista, insieme alle mezzali.
Stile di gioco
Qui Farioli con l'Ajax ha sorpreso: anche a causa della pressione e del ritmo alto dell'Eredivisie,non ha proposto un gioco troppo ragionato, ma spesso l'ex Liverpool Jordan Henderson o il portiere e centrali in sua vece, hanno bypassato la fase di costruzione e ha lanciato lungo per gli esterni, soprattutto Akpom o Godts sulla sinistra, per innescare velocemente l'uno contro uno con un cambio gioco. In questo contesto, da notare la disposizione asimmetrica, "scaglionata" delle mezzali, con Fitz-Jim spesso più avanzato di Berghuis a dare man forte alla prima linea. Pochi cross, molti tiri dalla distanza e tendenza a coinvolgere la punta nella manovra. L'asimmetria del centrocampo si nota anche quando c'è da difendere: la mezzala offensiva Fitz-Jim tiene la linea con uno dei due esterni, mentre quella difensiva dà man forte al mediano. Se il mediano si abbassa tra i difensori, allora la linea di centrocampo torna a tre fra la difesa e i due attaccanti.
Transizioni
—Con la palla persa, si cerca di riaggredire subito per togliere fiato agli avversari. Le linee sono strette, pronte a punire il minimo errore di chi ha il pallone. Con la palla recuperata, l'imperativo è quello di dare alla difesa meno tempo possibile per riorganizzarsi, dunque due/tre passaggi in verticale per arrivare in zona pericolosa e capitalizzare il ribaltamento di fronte. Importantissima la spinta del terzino sul lato forte e la capacità del centravanti di tener palla e fare da sponda.
Alla Fiorentina?
—Tutto questo alla Fiorentina sarebbe possibile? Teoricamente sì, con terzini dotati come Dodò e Gosens, un play intelligente come Cataldi, mezzali variegate e una punta come Kean, posto che nessuno parta (tutto da vedere). La società dovrebbe intervenire sugli esterni: ne servirebbero almeno un paio, presupponendo il rientro alla base di Sottil e (forse) di Ikoné. Un'incognita sarebbe il posizionamento di Gudmundsson, sul diritto di riscatto del quale i viola devono decidere in estate.
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