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L'imbucata

Nuovo Mister: benissimo Pioli, bene Farioli, ma prima serve chiarezza sul ds

Pioli
La Fiorentina deve risolvere alla svelta il rebus allenatore: due nomi sopra tutti: Pioli e Farioli
Matteo Magrini

Se è vero che “la calma è la virtù dei forti” e che “chi va piano va sano e va lontano”, è altrettanto innegabile che, almeno nel calcio, muoversi in ritardo rischia di far danni. Parecchi danni. Soprattutto se si parla di allenatori e, quindi, di vere e proprie fondamenta di qualsiasi “palazzo”/squadra. Per questo, senza stare a girarci troppo attorno, la situazione della Fiorentina è tanto complessa quanto preoccupante. E pensare che (in teoria) i viola potevano avviarsi verso la nuova stagione con un enorme vantaggio. Fino a non troppi giorni fa infatti, Palladino (almeno parlando di media/alta classifica) pareva praticamente l'unica certezza in mezzo ad un vero e proprio caos. E invece no. Il Milan si è già sistemato, la Roma pure, il Bologna ha convinto Italiano a rinnovare, la Lazio riparte con Sarri e il Napoli (a sorpresa) va avanti con Conte. Addirittura il Como (anche se va fatta attenzione all'Inter) pare riuscire a trattenere Fabregas. Restano Fiorentina (appunto), Juventus, Inter e Atalanta. Con un'aggravante, per Pradè: il fatto che, piaccia o no, il diesse dovrà aspettare ancora.

Questione allenatore

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E così veniamo al nocciolo della questione: la Fiorentina ha scelto (e chiamato) Stefano Pioli ma il mister, pur tentato dalla prospettiva di tornare, ha preso tempo. Il motivo? Basta tornare un paio di righe più su. Juventus, e Atalanta. Anche queste due infatti gli hanno mandato messaggi e segnali indiretti e lui prima di dire “sì” al suo vecchio amore vuole (giustamente) capire se dall'altra parte arriverà un'offerta concreta. O c'è qualcuno che può fargliene una colpa? Certo, resta sempre quel malessere di sottofondo che affiora quando si parla della Dea perché è dolorosissimo (e dovrebbe spingere Commisso e i suoi ad una reazione d'orgoglio) ma ormai, quando si parla del club dei Percassi, si dà per scontato che sia su un'altra dimensione. Soprattutto, lo pensano gli addetti ai lavori. Incredibile, terribilmente triste, ma vero. Purtroppo insomma, quel famoso vantaggio di cui sopra (l'avere un allenatore col quale programmare con anticipo) sta finendo dritto nel cestino.

Detto questo, mi sento di condividere la scelta fatta da Pradè. Perché Pioli in questo momento ha tutto quello che serve per la Fiorentina. In particolare in questo momento: ha carattere, esperienza, conosce e capisce la città, le sa parlare (quanto manca, un “allenatore” di tifosi), riporterebbe un po' di sano equilibrio e, al contrario di tanti colleghi della sua generazione, ha avuto lo straordinario merito di restare costantemente aggiornato. Andate a riguardarvi il suo Milan: aggressione alta, pressing offensivo, ricerca veloce della porta avversaria, rotazioni, scambio di ruoli. E' questa, ora come ora, la strada presa dal calcio europeo, e lui (al contrario di qualcun altro, anche parecchio più giovane) l'ha capito. Non solo. Il mister avrebbe anche lo status e il carattere per sapersi imporre all'interno del club e credo non avrebbe problemi ad avere un confronto costante (e diretto) anche col presidente. In caso contrario, o in caso di difficoltà nei rapporti, non avrebbe problemi (l'ha già fatto) a salutare. Per intendersi: certi giochetti, con lui, non funzionerebbero. E poi ancora. Al contrario di chi ha appena salutato, che si è riempito la bocca di parole come “famiglia” e “amore”, si farebbe (lui si, e davvero) amare da tutti. Giocatori, ma non solo. Al Viola Park insomma (fidatevi, magari non solo per colpa di Palladino ma per buona parte si, quest'anno non è stato così) tornerebbe un clima di rispetto, condivisione, onestà.

Ma se Pioli dovesse andare altrove? Il mio voto, allora, andrebbe a Farioli. E' giovanissimo, è vero, e non può avere l'esperienza di Stefano. Ha però secchi pieni di entusiasmo da rovesciare su tutto l'ambiente e (da toscano verissimo) sarebbe il ragazzo più felice del mondo se la Fiorentina lo chiamasse. Le sue idee sono innovative, belle, duttili. Non farebbe fatica insomma ad adattarsi ai giocatori già presenti in rosa. Ha perso un campionato incredibile con l'Ajax, è vero, ma andate a guardarvi dov'era il club olandese l'anno prima e che tipo di mercato ha dovuto fare. Quel titolo perso resta una ferita dolorosissima, ovviamente, ma il percorso fatto (e come ha saputo valorizzare i ragazzi che aveva a disposizione) resta un piccolo capolavoro. Ovviamente, e questo invece mi fa essere un po' più titubante, si tratterebbe di un altro giovane talento della panchina e, come tale, a rischio errori/difficoltà. Prima di prenderlo insomma, il club sia sicuro di volerlo e di esser pronto (al contrario di quanto fatto con Palladino) a sostenerlo e difenderlo.

E Pradè che fa?

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Un compito, questo, che tocca/toccherebbe in primis al direttore sportivo e, quindi, a Daniele Pradè. Ecco. Forse tutto quello che abbiamo detto fin qua dovrebbe invece venir dopo questa considerazione. La Fiorentina infatti ha un diesse non solo pesantemente nel mirino della contestazione (non è questo che deve far prendere una decisione ad una società) ma, soprattutto, per questo al centro di mille ipotesi: resta, è deluso e se ne va, ci sta pensando, boh. Aggiungiamoci che ha un contratto in scadenza il 30 giugno e che, nessuno, si è per ora sentito in dovere di rinnovarlo o (se l'ha fatto) di farlo sapere. Magari sbagliamo eh, per carità, ma forse in questo momento una parolina chiara (da parte sua, o da chi gli sta sopra...) non guasterebbe...