- Squadra
- Nazionali
- Calciomercato
- Statistiche
- Coppa Italia
- Social
- Comparazione Quote
- Redazione
esclusive
Pablo Marì catalizzatore della linea a 3: dati sontuosi. Ma passa tutto da Comuzzo
Ci spiace, dobbiamo ricordarvi un momento non proprio felice per cominciare: il gol di Bernede che è costato alla Fiorentina il tremendo capitombolo di Verona. In quell'occasione, Pablo Marì, subentrato nel corso della gara cominciata in panchina, ha provato ad impedire all'avversario di segnare con una scivolata, elusa con un'intelligente sterzata dal francese che poi ha infilato De Gea. Ecco, quello è stato l'ultimo dribbling subìto in assoluto dal numero 18 viola. Nelle successive tre partite di campionato, che Marì ha giocato tutte e tre da titolare, nessuno è più riuscito a "scartarlo", per usare un termine colloquiale. Né i fastidiosi attaccanti del Lecce, né Lukaku e Raspadori del Napoli (entrambi a segno, certo, ma in altre situazioni e sfruttando altre dinamiche come una respinta difettosa e un'imbucata in area: Palladino non dissimulava quando elogiava la prestazione del suo giocatore contro il gigante belga). Né, infine, Kolo Muani, letteralmente annullato nel trionfale pomeriggio di Fiorentina-Juventus. Riportiamo qui di seguito, grazie alla collaborazione con Sofascore, le statistiche rilevanti di Pablo Marì nelle tre partite che ha giocato interamente con la maglia viola.
A parte il dato clamoroso dei dribbling subiti, spiccano i duelli vinti (13 su 18 totali), la precisione nei passaggi e i salvataggi, ben 23 in 3 partite. Pablo Marì, da quando gioca in Italia, è diventato uno scaltro interprete della difesa a tre "palladiniana", quella che il tecnico non è riuscito a far attecchire nei suoi primissimi mesi a Firenze. Il centrale designato era Pongracic, ma né il croato, né altri sono riusciti a sostenere il peso di un sistema totalmente nuovo. Quindi ecco il passaggio a quattro, con l'idea iniziale messa nel congelatore. Con Marì a disposizione, una volta superato un piccolo problema fisico che lo ha accompagnato da Monza, con l'arrivo di Fagioli, il rientro in condizione di Cataldi e la crescita di Mandragora, il 3-5-2 è venuto spontaneo. Adesso è facile essere ottimisti, ma c'è un tema da sottolineare.
Eh già, perché Pablo Marì, che si è rivelato così strutturalmente importante per le certezze della Fiorentina in campionato, non è stato inserito nella lista UEFA e quindi non è utilizzabile in Conference League. Come mai, se il suo ruolo era quello di mettere a posto il reparto, come ha dimostrato di essere in grado di fare? Possiamo solo fare ipotesi, ma quel che è fatto è fatto: ciò che è certo è che a fare il centrale senza lo spagnolo è Comuzzo, che ha giocato tra Ranieri e Moreno ad Atene e tra Ranieri e Pongracic a Firenze contro il Panathinaikos, cavandosela tutto sommato con buoni risultati. Veniamo allora a quella che è la vera importanza dell'ex Flamengo e Arsenal per il presente e per il futuro: non solo proteggere la porta gigliata in campionato, ma anche fungere da chioccia per Comuzzo, nominato ultimo baluardo viola in Europa per tentare l'assalto già fallito due volte alla terza coppa continentale. Palladino, in pratica, si sta servendo di Pablo Marì come di un catalizzatore, che in chimica è una sostanza che accelera una reazione (la difesa a tre) senza entrare a far parte del risultato finale. Del resto è stato lo stesso difensore a mettere le cose in chiaro in sede di presentazione: "Uno dei miei valori è poter dare consigli e indicazioni a tutti. Non vedo l’ora di poterlo fare anche con Comuzzo e lavorare insieme". Quello tra campionato e Conference League, tra Marì e Comuzzo, è un passaggio di consegne che potrebbe restituire al calcio fiorentino, nazionale e internazionale un difensore completo in tutto, dopo un inizio di 2025 complicatissimo a livello personale.
Passi tanto tempo su INSTAGRAM? Iscriviti al nostro CANALE BROADCAST: tutte le NOTIZIE sulla FIORENTINA a portata di tap!
© RIPRODUZIONE RISERVATA