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l'intervista

Onofri a VN: “Gudmundsson sa vincere le partite da solo. Riscatto? Tutta la vita”

onofri gudmundsson
"Giocava nell'attacco a due, ma non era la seconda punta". La nostra intervista in esclusiva a chi lo ha seguito da vicino
Filippo Caroli Redattore 

Che cosa succede ad Albert Gudmundsson? Da acquisto più oneroso della storia della Fiorentina a vero e proprio mistero per quanto riguarda la stagione in corso. E la notizia dell'ultimo infortunio non fa altro che infittire le nubi sul conto dell'islandese. Per aiutarci a fare chiarezza, abbiamo contattato in esclusiva Claudio Onofri, bandiera del Genoa ed ex tecnico dei rossoblù.

Onofri, che giudizio dà della stagione viola fino ad oggi?

—  

Ci sta perdere con l'Inter. Col Como, ovviamente, è diverso. Però è una squadra particolare. La classifica direbbe che è impossibile assistere a una partita come quella di domenica, mettendo in luce un modo di pensare calcio altamente attraente per i tifosi neutrali. Il Como sa divertirsi ed è organizzato. E i giocatori sono importanti. Basta vedere gli investimenti fatti dal club. Chiaro, il pronostico era dalla parte della Fiorentina, ma il Como riesce a mettere in difficoltà tutti. Poi, a volte non riescono a fare risultato, ma la Fiorentina ha trovato una squadra che ha dato del filo da torcere a tanti. La stagione può dire ancora molto, la Fiorentina può rimediare agli ultimi due inciampi.


Di Palladino che pensa?

—  

Io stimo Palladino. Lo conosco bene e a Monza l'ho seguito molto. Oggi deve allenare in una piazza che chiede sia risultati che bel gioco.

Chi non sta rendendo è Gudmundsson, si aspettava trovasse queste difficoltà?

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Gli infortuni, per uno con la sua mobilità, sono un aspetto pesantissimo. A Genova giocava 'da solo'. Non aveva vincoli tattici precisi da seguire. Giocava nell'attacco a due, ma non era la seconda punta. Andava in giro per il campo dove l'istinto gli suggeriva. Se invece gli imponi un posizionamento, sia in fase difensiva che offensiva, limiti la sua fantasia e il suo estro. Attenzione, non voglio dire che sia uno che se ne frega di ciò che gli accade intorno: al Genoa dava una mano anche in ripiegamento. Ma il tutto era sublimato da questa libertà in campo. Questa può essere una delle ragioni, ma non l'unica.

Cioè?

—  

A volte ci sono anche le annate che nascono male da subito e non riesci mai a raddrizzarle. Ma forse oggi ha compiti che lo affannano un po'. A Genova io a volte mi chiedevo che ruolo facesse: a volte sembrava un terzino, altre volte un mediano, altre ancora una mezzala o un centravanti.

A Genoa era un titolare inamovibile, qua no. La concorrenza può averlo un po' spento?

—  

Quando non rendi al massimo, l'allenatore può fare delle valutazioni tecniche. Se rendesse al massimo, sarebbe titolare senza ombra di dubbio. La concorrenza può fare anche da stimolo. A Firenze avete visto solo l'ombra di Gudmundsson, per ora. Ma se inizia a giocare come sa, non avrà concorrenti che lo possano impensierire anche a Firenze.

Si metta nei panni di Pradè, lo riscatterebbe?

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Bisogna ragionare anche sui suoi rapporti con la piazza, il tecnico e lo spogliatoio. A livello tecnico, io non avrei dubbi. Non può essere diventato un brocco da un momento all'altro. Ci sono delle valutazioni che il club deve fare. Ma io questo ragazzo l'ho visto risolvere le partite da solo, anche grazie alla capacità di aiutare i compagni. Non mi aspettavo che fosse un giocatore così forte. Posso parlare solo sul piano tecnico, e se mi baso su quello lo riscatterei tutta la vita.

Si ringrazia Claudio Onofri per la disponibilità

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