Senza Dodô crolla il 3-5-2
—E quindi se manca il brasiliano che si fa? A meno di un'improbabile trasmigrazione di uno fra Gosens e Parisi a destra... l'unica soluzione è tornare alla difesa a 4. E anche in quel caso, chiunque tra Comuzzo e Moreno sostituisse Dodô non potrebbe farlo in tutto e per tutto, non essendo lo stesso tipo di terzino. Il 3-5-2 mette più o meno tutti d'accordo a livello tattico: Gudmundsson è più libero di girare attorno a Kean, Gosens ha più campo da attaccare, Fagioli può costruire e i difensori sanno cosa fare. Anche Dodô rende bene. Ma se manca lui, non c'è nessuno che abbia le credenziali anche solo per provare a fare il quinto a destra. Speriamo allora che il classe 1998 non salti più una partita e soprattutto che non si stanchi: anche lui può accusare la fatica.
E Kayode?
—Ormai la "frittata" è fatta, ma almeno Kayode starà andando bene, si starà facendo valere, varrà quei circa 18 milioni pattuiti nell'accordo per il diritto di riscatto in favore del Brentford? Beh... no, non ancora. Anzi, il paradosso è che Kayode, andato via dalla Fiorentina per giocare di più, sta giocando praticamente quanto giocava in viola. Cioè poco e nulla. Per il momento ha messo assieme 30 minuti distribuiti in appena 4 presenze su 6 disponibili dal suo arrivo a Londra, entrando sempre nel finale di gara. In Serie A, nella prima parte di stagione, le sue presenze sono state 5, una intera contro l'Udinese per via dell'assenza di Dodô, su 19. Senza quei 90', il conto scende a 34' in 4 presenze. 30' in 4 in Inghilterra, 34' in 4 in Italia. È probabile e auspicabile che il dato aumenti nei prossimi due mesi, ce lo auguriamo. Altrimenti saremo a certificare un'operazione errata in tutte le sue sfaccettature.
Postilla
—Così come errato si sta dimostrando il nostro voto più che positivo al mercato di gennaio. Si può criticare, è sacro il diritto di farlo, ma nessuno è esente dal commettere errori, e chi scrive cerca di tenerlo sempre a mente. L'importante è riconoscerlo quando accade, e andare avanti al massimo delle proprie possibilità fino a quando il datore di lavoro (presidente e proprietario di un club di calcio, editore e direttore di una testata giornalistica) è soddisfatto della resa.
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