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Che fine ha fatto? Sissoko: a Montella non serviva, ora è al servizio del talento

Stavolta in "Meteore Viola" è il turno di Momo Sissoko. Il maliano con Montella era di troppo, adesso cerca un degno erede calcistico
Niccolò Meoni
Niccolò Meoni Redattore 
Che fine ha fatto? Sissoko: a Montella non serviva, ora è al servizio del talento- immagine 1

Nella nostra rubrica "Meteore Viola", vi raccontiamo quei giocatori passati da Firenze senza lasciare un segno particolare. Spesso sono giovani promesse che sono arrivate a Firenze per trovare il proprio posto nel calcio che conta. Oggi invece trattiamo un giocatore con un'eccellente carriera alle spalle, venuto in Toscana per portare esperienza. Ripercorreremo la breve avventura fiorentina del centrocampista Momo Sissoko.

Mohamedo Lamine Sissoko Gillan, per tutti Momo, nasce il 22 gennaio del 1985 a Mont-Saint-Aignan, in Francia. Sissoko proviene da una famiglia di origini maliane, e molto numerosa, con addirittura 15 fratelli. Una famiglia presatata al mondo del calcio, basti pensare che suo cugino è Seydou Keita, grande centrocampista ex Barcellona. Con Keita, Sissoko condivide anche la nazionale, date che entrambi hanno scelto di rappresentare il Mali. Sissoko a 10 anni entra nel settore giovanile del Troyes, che lascia dopo 3 anni, per accasarsi all'Auxerre. Lì segna caterve di gol (non si direbbe, visto poi il suo sviluppo calcistico), e viene notato dal Valencia. In Spagna colpisce l'occhio di Rafa Benitez, che lo porta in prima squadra e gli concede minuti importanti. Benitez lascia il Valencia nel 2004, ed esattamente un anno dopo pure Sissoko seguirà il suo mentore, nella presitigosa parentesi di Liverpool.