
E qui si apre il discorso su Hans Nicolussi Caviglia. Acquisto estivo che sarebbe servito per dare più sostanza ad una mediana priva di veri gladiatori, in realtà l'ex Venezia quasi mai ha acceso gli animi viola. Duttile nei ruoli (come per certi versi Fagioli), il classe 2000 è stato impiegato spesso anche in regia, con Vanoli che al suo arrivo lo ha schierato subito da titolare alla sua prima esperienza sulla panchina viola. Contro il Genoa, Hans ha messo in campo però una prestazione più o meno simile a quella ieri di Fagioli: non ha "strafatto", non è stato certo appariscente, ha cercato di "fare le sue cose nell'ombra", senza prendersi grosse responsabilità e perdendo palloni potenzialmente sanguinosi. Proprio quello che non vuole, giustamente, Vanoli, il quale ha ribadito più volte la grinta, la fame, quell'umiltà dei vincenti che deve contraddistinguere tutta la rosa gigliata, centrocampisti compresi, e che deve portare sì ad una attenzione maggiore, ma allo stesso tempo anche alla compattezza ed alla fiducia nelle proprie qualità. E poi, anche la qualità nella visione di gioco, fondamentale nell'idea di calcio del tecnico, è espressamente richiesta, con Vanoli che si è già espresso in conferenza stampa anche su Nicolussi nel post gara di Genova: "Manca qualcosa al centrocampo, per il mio concetto di gioco, anche se valutare non è facile. (...) Nicolussi ha le qualità, ma deve vedere meglio il gioco, e deve prepararsi meglio al gioco, ma è un giocatore intelligente". Al momento, quindi, la strategia del tecnico gigliato nei confronti dei due, sulla carta, talentuosi centrocampisti sembra la stessa: più bastone che carota. Ovvero, credo nelle tue qualità ma devi dimostrarmi che puoi metterle in campo e salire di livello. Altrimenti la strada è sempre quella là, quella che porta al luogo non certo agognato da due giocatori che dovrebbero avere una qualità superiore (Fagioli forse più che Nicolussi): la panchina.

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