Riparto dalle parole di Mandragora: siamo tutti con Italiano. Non è sempre scontato, a volte certe cose è meglio ribadirle in occasioni ufficiali anche per far capire ai disfattisti di turno che i momenti di difficoltà si superano soltanto con l’unità, lavorando tutti assieme per correggere i difetti che ci sono e sono evidenti. LEGGI QUI LE PAROLE DI MANDRAGORA
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La squadra sta con Italiano. Una spinta dall’Europa
La Fiorentina fa fatica a segnare e quindi a vincere in campionato da tanto tempo, ma non ho mai visto una squadra che non crede in quello che fa e che propone, non si percepisce la resa o il mancato coinvolgimento dei giocatori. Giocatori che oggi dovranno affrontare il Braga senza pensare al risultato dell’andata, giocando magari a ritmi bassi, con il motore al minimo dei giri, ma tenendo sempre la partita sotto controllo con concentrazione e determinazione. L’Europa è quella roba che il Real sotto di due gol va a vincere cinque a due a Liverpool, tanto per dirne una. La pratica va risolta con intelligenza, magari cercando anche qualche soluzione e qualche idea nuova.
Circola l’ipotesi di Bianco in regia, una soluzione che sto caldeggiando da tempo, il ragazzo mi sembrava pronto nelle amichevoli di dicembre, ha caratteristiche che potrebbero aiutare a velocizzare una manovra a volte lenta e prevedibile. Per il resto credo che Sirigu giocherà nonostante il lutto e che davanti sia tornato il momento di affidarsi alla grinta di Cabral. Ci dovrebbe essere un moderato turn-over dall’inizio, poi con i cinque cambi c’è la possibilità di minutaggio per tanti e riposo per altri.
Non diamo troppe cose per scontate e cerchiamo comunque di valorizzare questo passaggio del turno in Conference perché anche attorno all vittoria dell’andata ho sentito e letto un monte di bischerate, come si dice andando al sodo. Fino alla convinzione che la Fiorentina abbia vinto perché il Braga è scarso. Magari detto dagli stessi che ipotizzavano l’eliminazione decantando i portoghesi terzi in classifica e provenienti dall’Europa League. Semplicemente la Fiorentina ha vinto perché ha giocato una partita da Fiorentina, aggredendo alto, velocizzando l’azione in quegli spazi che in Italia non trova. In Europa tutte cercano di giocare e per il sistema di Italiano forse è più facile, soprattutto se gli allenatori avversari lo conoscono meno.
Ma a volte è l’insoddisfazione generale che fa parlare, altre lo scarso feeling con questa dirigenza, altre ancora la gente che cerca rivincite personali neanche troppo nascoste e alimenta il malessere senza preoccuparsi che così fa solo il male della Fiorentina. Insomma, il solito clima. Come ho detto più volte, certi eccessi sono difficili da comprendere. E’ evidente che la stagione in campionato sia più che deludente anche se mancano quindici giornate: undici punti in meno dell’anno scorso sono un dato inequivocabile. Gran parte del problema, e lo abbiamo scritto fino allo sfinimento, è la mancanza di un uomo gol, di attaccanti in grado di completare il lavoro della squadra. Problema fino a oggi non risolto e forse irrisolvibile.
L’acquisto di Cabral e l’ingaggio di Jovic si stanno rivelando poco o niente azzeccati, trattasi di errori in fase di programmazione e nessuno lo nasconde. Ci metto anche la delusione Ikonè. Non penso che Barone e Pradè siano immuni da critiche, sicuramente si poteva e si doveva far meglio, qualche idea a gennaio si poteva trovare. Hanno preferito insistere per cercare di provare fino in fondo a recuperare dei valori per la società, ma in estate si dovrà comunque rimediare. Altri giocatori stanno rendendo meno del previsto e anche questo è evidente. Se fossi Barone però eviterei di prendermela, le critiche vanno accettate, fanno il paio con gli applausi ricevuti l’anno scorso quando la Fiorentina è tornata in Europa.
Ho scritto mille volte che Berlusconi è stato contestato dopo 27 titoli, il calcio è qualcosa che tocca la pancia e le emozioni, a volte irrazionale, e chi sta nel calcio anche da quattro anni appena, non deve, non può andare contro alla delusione dei tifosi. Quando i risultati non arrivano è il momento di stare zitti e ingoiare, la reazione istintiva diventa pari a quella dei tifosi, ma questi ultimi possono, i dirigenti no. Naturalmente e ovviamente se non si trascende. Lo direi anche a mio fratello o mio figlio se fossero dirigenti di calcio, ci sono momenti nei quali serve volare basso. Conosco dirigenti di alto livello e pieni di trofei che quando le cose vanno male o perdono una partita brutta, non vanno neppure a cena al ristorante. Si chiudono in casa. Questa è saggezza.
Sono tornato sull’argomento perché cerco di capire l’humus di una tifoseria scontenta, troppo scontenta, di questa dirigenza rispetto a quello che sta succedendo. La Fiorentina è deludente in campionato, ma è comunque in corsa per la Conference e la finale di coppa Italia è a portata di mano. Non possono essere obiettivi scontati. Nel bilancio degli anni di Rocco non possiamo non metterci il Viola Park che oggi non porta punti, ma di sicuro contribuirà a fare grande la Fiorentina.
Sento parlare del rapporto con il Napoli, ma non è la Fiorentina per diritti tv e bacino d’utenza e poi De Laurentiis è nel calcio da 19 anni, per arrivare all’esaltazione di oggi anche lui è passato da momenti complicati. Ma la dirigenza della Fiorentina non ha neppure l’esperienza di un’Atalanta che lavora così da moltissimi anni, ha corretto gli errori e adesso fa bene calcio stabilmente. Buttare a mare Rocco “vattene”, Italiano “non è buono” e robe del genere, possono essere atteggiamento adrenalinici dell’immediato, ma dopo serve la riflessione.
Al presidente Commisso, se ha ancora la voglia e l’energia di quattro anni fa, si deve semplicemente chiedere di fare un’analisi della situazione per ripartire dalle cose buone che sono state fatte, ma anche ammettendo e correggendo gli errori. I giocatori li sbagliano tutte le società, a volte anche più di uno nella stessa sessione di mercato, rientra in pieno nel calcio che anche programmando, lavorando bene, nasconde sempre un’alta percentuale di imprevedibilità. Per abbattere gli errori serve una crescita a tutti i livelli, anche a livello comunicativo. E lo dico per l’ennesima volta. Certe situazioni complicano rapporti e analisi, la ricerca della positività dovrebbe impegnare tutti. Le guerre calcistiche, grandi e piccole, fanno solo perdere energie e allontanano gli obiettivi.
Però dico anche che molti di quei tifosi che oggi rimpiangono i Della Valle sono gli stessi che li contestavano quando la Fiorentina era quarta in classifica. Le esperienze del passato non servono a riflettere? E’ giusto chiedere il meglio per la Fiorentina, gli obiettivi dei tifosi devono essere sempre ambiziosissimi, ma non può essere tutto bianco o tutto nero a seconda delle convenienze e dei momenti. Credo che Rocco non sia da bocciare come vorrebbe qualcuno, dobbiamo chiedergli di fare meglio perché ha tutte le potenzialità economiche e imprenditoriali. Senza mai dimenticare che esistono i bilanci da rispettare e i fatturati con i quali confrontarsi e la Fiorentina fattura ottanta milioni o poco più e senza quel famoso stadio di proprietà i piani del presidente americano sono stati azzoppati. A volte anche i tifosi farebbero bene a rivolgersi alla politica per chiedere conto di scelte sbagliate che penalizzeranno per sempre la Fiorentina.
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