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EDITORIALE

La grande metafora viola: Roma-Fiorentina emblema di una stagione

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La partita di ieri sancisce il "flop" della Fiorentina in campionato. Ma quei problemi nascono da lontano

Simone Bargellini

Sembra quasi una metafora della stagione viola. La partita di ieri tra Roma e Fiorentina è stata per certi versi emblematica per descrivere ciò che non ha funzionato (e che continua a non funzionare). Una gara in sé per sé non scandalosa, perchè perdere all'Olimpico giocando in inferiorità numerica per 70' ci può stare. Il problema è che il ko di ieri sancisce un "flop" in campionato che si consuma con largo anticipo, addirittura prima del giro di boa. Con -11 dal sesto/settimo posto (l'obiettivo dichiarato), la Fiorentina è tagliata praticamente fuori, salvo miracoli, dalla corsa all'Europa. Certo non tutto è ancora perduto, perchè il cammino in Coppa Italia e in Conference League è ancora tutto da vivere, con la speranza che da lì possa arrivare un'àncora di salvezza per la stagione e, magari, una qualificazione europea. Ma intanto delle riflessioni sono doverose, ripartendo proprio dalla serata di ieri.

Gli errori clamorosi

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Quelli commessi da Dodò, del tutto inspiegabili. Assolutamente ingiustificabili. Ricordano un po' quelli commessi dalla società sul mercato, dal gennaio 2022 in poi. Tanti. Troppe scelte sbagliate, troppe scommesse che non hanno pagato. L'ultimo errore è stato commesso all'inizio di questa sessione quando si è scelto di non intervenire, nonostante lacune evidenti e infortuni lo richiedessero. Lo abbiamo scritto più volte su questi schermi nelle scorse settimane. E invece ci si è presentati per un importantissimo Roma-Fiorentina con 3 giocatori e mezzo (Gonzalez) per i 3 posti offensivi, senza avere nessun cambio spendibile nel corso del secondo tempo.

La scarsa qualità

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Guardando Roma-Fiorentina, chiunque - anche gli spettatori neutrali - hanno toccato con mano la scarsa qualità messa in campo. Una percezione che accompagna la squadra viola dall'inizio della stagione. Mancano i giocatori in grado di fare la differenza, di indirizzare con una giocata quelle partite in cui il gioco di squadra non basta. Quello che ha la Roma, che grazie ai Dybala, gli Abraham e i Pellegrini rimedia spesso a prestazioni scadenti. La Fiorentina non ha un bomber in grado di inventarsi un gol da solo, non ha esterni d'attacco o fantasisti che sappiano incidere davvero, se non quel Nico Gonzalez che però ha i problemi che conosciamo. E che ancora potrebbe persino partire. Anche queste, situazioni preventivabili già in partenza, guardando ad esempio lo score storico dei giocatori viola.

E l'allenatore?

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Se una squadra fallisce il suo obiettivo (in campionato) prima ancora della fine del girone d'andata, è evidente che l'allenatore non può essere esente da colpe. Anche perchè ha accettato e avallato il mercato della Fiorentina. A Vincenzo Italiano si può imputare di averci messo forse un po' troppo a trovare l'assetto giusto, perdendo tanti punti nella prima parte di stagione. I miglioramenti del recente periodo non sono stati sufficienti per colmare il gap che si era creato. Poi però va detto che era prevedibile anche questo, cioè che il mister pagasse lo scotto della prima stagione in carriera col doppio impegno. Umano. Resta però lo stesso allenatore che l'anno scorso era stato l'artefice di un mezzo miracolo, specialmente da gennaio in poi. Il problema è che, invece, la squadra è cambiata, e purtroppo non in meglio.

Dodò