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EDITORIALE

Il commento di Polverosi – La Fiorentina sta cambiando?

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L'analisi del momento della Fiorentina in esclusiva per Violanews

Alberto Polverosi

Ma è davvero cambiata la Fiorentina? E’ più tosta, più solida e più arcigna di un anno fa. Ed è anche meno scintillante, meno briosa, meno coinvolgente sul piano spettacolare. Il terzo 0-0 di fila (Empoli ed Enschede in trasferta, Napoli in casa) fa per forza riflettere. In modo semplicistico si può pensare questo: Italiano ha capito che con questa squadra fare gol è complicato, e allora meglio renderla più compatta e sicura nella fase difensiva. In realtà, per come si sono sviluppati i tre consecutivi pareggi senza gol la riflessione è un’altra.

Il primo 0-0, per esempio, è stato frutto di una scelta sbagliata dell’allenatore: cambiare 9 giocatori in un colpo solo, senza che avessero mai giocato insieme, inventando nuove coppie sugli esterni (Dodo-Ikoné a destra, Terzic-Saponara a sinistra) ha impedito alla squadra di esprimersi al meglio e permesso all’Empoli di trovarsi a proprio agio. Va considerata una partita a sé. Quelle contro Twente e Napoli invece hanno dei punti di contatto. In quelle due gare la Fiorentina ha mostrato una stessa caratteristica fondamentale: la squadra ha un’anima, ha una forza dentro che l’anno scorso non appariva in modo così chiaro. Un anno fa la Fiorentina piaceva, e spesso entusiasmava, per come attaccava, era tutta un fiorire di idee, di spunti, di sovrapposizioni sugli esterni, era un piacere vederla giocare. E quel gioco, con quella massiccia produzione offensiva, l’ha portata in Europa, con 22 punti in più della stagione precedente. Il lavoro di Vincenzo Italiano era stato da applausi. Ma l’anno scorso, all’avvio del campionato, il centravanti era Dusan Vlahovic, il ragazzo che un anno prima aveva trascinato la Fiorentina alla salvezza con i suoi 21 gol. Senza il serbo, probabilmente la Fiorentina sarebbe retrocessa.

Quest’anno la prima differenza era proprio questa: al posto di Vlahovic ci sono due attaccanti da ritrovare. Cabral, nel girone di ritorno del campionato scorso, aveva deluso; Jovic, dopo la fantastica stagione con l’Eintracht (17 gol in Bundesliga) si era appannato a Madrid. L’altra differenza riguarda il play-off di Conference League, prima esperienza internazionale di Italiano e di buona parte della sua squadra. L’obiettivo principale era proteggere un risultato brillantemente ottenuto all’andata con un’ora di gioco che ha ricordato la Fiorentina della stagione 2021-22. Su questo discorso va inserito il rinnovo di Milenkovic, il colpo più bello dell’estate viola. Milenkovic è stato finora il miglior giocatore della Fiorentina come rendimento, basta soffermarsi sulla difficoltà dell’anguilla Osimhen a sgusciare via dalla sua marcatura per rendersi conto della sua forza.

Gli ultimi due 0-0 sono legati l’uno all’altro anche per motivi di convenienza. A Enschede il pareggio portava la Fiorentina definitivamente in Europa, mentre contro il Napoli, che aveva segnato 9 gol in due partite, non era il caso di inventarsi chissà cosa anche perché mentre Spalletti aveva avuto una settimana di tempo per preparare la gara del Franchi, per Italiano erano rimasti appena tre giorni. Quindi, meno attacco, più difesa e più contropiede. In Olanda, tre ripartenze dei viola hanno creato tre nitide occasioni da gol; contro il Napoli, due contropiedi hanno portato prima Amrabat a un passo dalla consegna di una palla-gol, poi Barak alla conclusione più pericolosa della gara. Tutte queste ragioni hanno cambiato la Fiorentina, l’hanno resa meno brillante ma più solida. Attenzione però, questa è l’impressione attuale, non è detto che mercoledì a Udine non si riaffacci la squadra di un anno fa. E’ una squadra evoluta che continua ad arricchirsi, cercando di diventare un vera squadra completa.