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Tutti con la Fiorentina. Nonostante tutto e nonostante non abbia fatto nulla per meritarlo
Tu chiamale, se vuoi, sensazioni. E lo dico con grande sincerità: personalmente quelle che ho avuto domenica, durante la gara con l'Atalanta, non son state esattamente positive. E pensare che al contrario ero uscito dal Franchi, dopo il match con la Juve, con il pensiero che forse davvero qualcosa stesse cambiando. E invece no. Prima la terrificante prestazione con l'AEK e poi, a Bergamo, l'ennesima partita piena di vuoto. Come se questa squadra fosse totalmente incapace di assorbire la benché minima goccia di fiducia. Come se la bella reazione al gol di Kostic e quel secondo tempo finalmente orgoglioso e aggressivo non fosse esistito. Nulla, di nulla, di nulla. La Fiorentina raccoglie solo il cattivo che trova davanti a sé. Il buono, lo scansa.
Sintomi tipici di chi ha dentro, nel profondo di se stesso, un male oscuro e terribile. Un male che non riesci a distinguere e al quale fatichi a dare una spiegazione ma che ti divora pian piano, fino a consumarti e a toglierti ogni, minima, goccia di energia. Capita allora (appunto) che vedi e vuoi vedere solo quello che non va. Sperare? Impossibile. Lasciarsi andare? Automatico. In quei casi, dicono, il primo (difficilissimo) passo da fare è ammettere di avere un problema. Prenderne coscienza, e lasciare che gli altri ti aiutino. Ecco. A parole, per il momento solo a parole, la Fiorentina dice e pare averlo ammesso. Basta pensare a quello che ripete sempre Vanoli, o alle dichiarazioni (quasi con le lacrime agli occhi) fatte domenica sera da Ranieri. E poi Dzeko, e quella richiesta di aiuto alla curva. Possibile ripartire da lì?
È quello che ci auguriamo tutti, anche se per il momento l'unica conseguenza di quella consapevolezza è la paura. E si badi bene. Non “panico” (quello almeno scatenerebbe qualche sussulto impulsivo e, perché no, utile), solo “paura”. Quella che ti congela il sangue nelle vene e, davanti al minimo pericolo, ti paralizza. Questo sono, oggi, i viola. Un gruppo terrorizzato e pietrificato dal timore di non riuscire a tirarsi fuori dai guai e che (altro atteggiamento tipico di chi non ha la forza di reagire) rischia di convincersi che tutto, anche il fato, giri contro. Del resto, e così torniamo alle (brutte) sensazioni, è vero che con l'Atalanta pure la sfortuna (vedi gollonzo dell'1-0 e traversa di Kean) ci ha messo del suo ma è anche vero che De Gea è stato nettamente il migliore in campo e che, ai punti, i nerazzurri avrebbero potuto vincere 3 o 4 a uno.
Si diceva di ripartire da quel confrontotra Dzeko, la squadra e i tifosi, a cui tra l'altro hanno fatto seguito i messaggi fatti arrivare dalla società: tutti uniti. E' questo l'input/richiesta al quale non si può che rispondere positivamente anche se in passato, quando si faceva notare che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, si rispondeva con arroganza, spocchia, presunzione, cattiveria. Sarebbe facile insomma, e chissà cosa succederebbe a “ruoli” e posizioni invertite, rispondere che no. “Avete seminato odio e divisione per anni e adesso ve la vedete da soli”. Sarebbe facile, ma sbagliato. Perché tutta (e sia chiaro, TUTTA) Firenze è innamorata della Fiorentina e tutti (e sia chiaro TUTTI) vogliamo che si salvi. Non solo la curva (perché insulti e minacce sono arrivati da li, visto che si vorrebbe lasciare intendere che il problema sarebbero tutti gli altri...), e non solo chi ha sempre fatto finta che tutto andasse bene.
Giusto quindi chiedere e sperare che si crei un ambiente sano, determinato solo e soltanto a uscire dai guai. Con qualche consapevolezza però. Uno: sono loro a doversi aiutare. Il club, dimostrando finalmente un po' di umiltà e cercando magari qualche figura che dia una mano. L'allenatore, mettendoci velocemente qualche idea nuova, diversa e che stimoli un po' di coraggio e, se necessario, facendo qualche scelta forte e di rottura. I giocatori, tirando fuori quegli attributi e quelle qualità che fino ad ora son rimaste sempre e comunque nascosti. Inizino loro, e stiano certi che per il resto nessuno si tirerà indietro. Allora si, che l'impresa (di questo stiamo parlando) sarà possibile. Una volta compiuta, poi, si tirerà una riga. E anche in quel caso, il primo passo, dovrebbe arrivare da chi ha preso una maglia gloriosa, e l'ha trascinata nel fango.
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