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Capito insomma perché, fino a prova contraria, era e resta l'uomo giusto per tirar fuori la Fiorentina dalle sabbie mobili in cui si è cacciata? Perché se riuscisse a trasmettere anche solo una parte di questo atteggiamento ai suoi saremmo o saremo (ci auguriamo) davanti ad un gruppo capace, come successo in un passato non troppo lontano, di andare anche oltre le proprie possibilità.
A proposito
—Pioli ha anche detto che se i calciatori stanno rendendo meno di quanto possono è per colpa sua. Di certo, perché nessuno lesina critiche se meritate, anche lui un po' del suo ce l'ha messo: i tanti moduli, giocatori scelti e poi spariti, idee poco chiare nonostante due mesi abbondanti di lavoro. Quando si analizza una crisi però, il gruppo chissà perché resta sempre ai margini. O “è colpa del direttore sportivo che non capisce niente e si deve dimettere” (eppure tanti di chi lo sostengono avevano dato 7 o più al mercato...) o “l'allenatore è scarso, bollito” ecc ecc...
E i giocatori?
—Ecco. In questo momento, sono loro a dover dare una risposta. Perché Pioli sa bene di dipendere dai risultati (non verrebbe confermato in eterno e contro l'evidenza, ovviamente), ma ora come ora il presidente Commisso, che forse farebbe bene a farsi sentire in questo momento, ha piena fiducia nel suo tecnico. Il gruppo quindi segua l'esempio di Gosens, si assuma le proprie responsabilità, e se come ha detto il mister “non è un problema di atteggiamenti o di rapporti interni” tra stasera e domenica tiri fuori tutto quello che ha per dare una svolta decisa ad una situazione che altrimenti, con 14 giorni di sosta all'orizzonte, diventerebbe semplicemente insostenibile.
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