La sconfitta di Milano (peraltro facile da pronosticare) ha inferto un altro solido colpo sulle speranze dei tifosi viola. Il calendario ora propone: Lecce in casa, Genoa a Genova e Juventus in casa. Al di là della forza degli avversari, ora c’è capire quale sia la condizione psicofisica della squadra, quali i loro rapporti con il tecnico. Inoltre va valutato se Pioli ha la lucidità giusta per imboccare la strada del recupero. Usualmente, nel calcio, una volta che ci si viene a trovare in frangenti tanto delicati, si decide il cambio dell’allenatore dopo aver giocato con una grande, per offrire al nuovo la possibilità di ricominciare con calma.

My way - A modo mio
L’aria che tira: ecco il problema della Fiorentina
Serve cambiare?
—La domanda che molti ci rivolgono è: serve cambiare l’allenatore? Non credo che un nuovo allenatore arrivi con la bacchetta magica, però un cambio aiuta a resettare la testa dei giocatori. E’ come voltar pagina. In qualche modo la squadra si libera del passato le cui colpe finiscono sul vecchio allenatore, di contro i giocatori si sentono in obbligo di mettersi in bella mostra con il nuovo. Insomma è come se esorcizzassero il passato. Serve, non serve? A volte sì a volte no. Certo che l’esame di tutta la vicenda spetta alla società.
La società
—Tocca ai dirigenti, soprattutto tocca a chi esercita il comando di sentire quale sia la soluzione meno rischiosa o più utile e arrivare a una decisione. Il problema della Fiorentina è proprio questo: la società. L’assenza del proprietario (le cui ragioni vogliamo rispettare) rappresenta un serio handicap. Agli altri dirigenti non sempre è riconosciuta l’autorevolezza che serve per pilotare questa barca in acque tanto perigliose. Quindi la matassa si aggroviglia vieppiù. Non c’è dubbio che sia la società il soggetto di questa storia, più che le manchevolezze di Pioli o gli errori di mercato o le carenze dei giocatori.
E’ la società che deve fare un proprio bilancio (e non si parla di soldi) e un’analisi per capire quali siano stati gli errori commessi e valutare le soluzioni più opportune. E’ la società che deve scegliere la via da seguire. Quando manca la società (e ciò vale per tutti, anche la Juventus) tutto il resto precipita disastrosamente. Ora è Commisso (o chi per lui) a sciogliere questi nodi. Pioli o non Pioli, prima si prende coscienza della situazione, prima si tornerà a vedere qualche brandello di ottimismo. Per ora è buio pesto.
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