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Il tempo è scaduto: Fiorentina peggio di Genoa e Pisa. Ma la società non esiste

Enzo Bucchioni Editorialista 
Ho la sensazione che non ci sia la percezione di quello che sta accadendo. Il pari disperato con il Bologna non dovrebbe far scattare applausi, ma l’allarme ancora più rosso

Sentire Pioli in conferenza stampa mi ha preoccupato più di un pareggio che sa di sconfitta. Ho la sensazione che non ci sia la percezione di quello che sta accadendo, sentir dire che la Fiorentina ha giocato come il Bologna, che avrebbe meritato la vittoria, va oltre le normali “bugie per necessità” che si ascoltano nei post partita. Ha avuto la possibilità di vincere con Dodò, ma non l’avrebbe meritata. E’ diverso.

Purtroppo la Fiorentina gioca come il Genoa, il Pisa o il Verona, tutte squadre costruite per la salvezza. A volte anche peggio di loro. Ha la stessa (poca) intensità, le stesse paure, la poca personalità e il gioco legato a qualche giocatore o a palle inattive. Diciamo la verità: il Bologna ha giocato da squadra vera per settanta minuti, con movimenti coordinati, occupazione degli spazi e dell’area, triangolazioni, velocità e intensità. Pur non avendo campioni e senza l’allenatore in panchina, sappiamo quanto conti la presenza di Italiano.

Il pari viola è arrivato solo per ingenuità del Bologna sui rigori e soprattutto sul secondo giallo a Holm. La reazione viola è stata solo di pancia, figlia della disperazione, a cominciare da quella dell’allenatore che ha messo in campo tutti gli attaccanti che aveva, compreso il desaparecido Sabiri. Una sola idea, simile a quella dell’anno scorso, dare palla a Kean, l’unico che si è salvato.

Per il resto personalità modesta e modesta qualità, anche poca gamba in diversi giocatori.

Per tutto questo, il pari disperato con il Bologna non dovrebbe far scattare applausi, ma l’allarme ancora più rosso. Questa era una partita da vincere, a un certo punto invece c’è stato il rischio di qualcosa di irreparabile. Quel poco di buono che s’era visto a Vienna è sparito davanti al movimento, alle idee, alla velocità del Bologna.

Con tutto il rispetto, se prendiamo uno per uno i giocatori, la Fiorentina è molto più forte, non fosse altro per i novanta milioni spesi sul mercato. In campo tutto questo non s’è visto, sembravano due mondi calcistici diversi.

E le facce impaurite o smarrite di giocatori dovrebbe essere un altro motivo di analisi.

Sembra che soltanto i tifosi stiano annusando la situazione, abbiano la percezione che continuando così questa stagione sia destinata a un pericolosa lotta per non retrocedere. Ho visto il Genoa perdere con il Torino, ma ho avuto la sensazione di una squadra comunque solida che, pur con i suoi limiti tecnici, sappia cosa fare. Lo stesso dicasi per il Pisa che ha sfiorato l’impresa a San Siro.

Diversa è la realtà viola, la partita l’abbiamo vista tutti e purtroppo non ci sono motivi per pensare che la crisi stia per finire. Per questo dovrebbe scattare l’allarme rosso e da un allenatore esperto come Pioli continuo ad aspettarmi molto di più e una strada per uscirne fuori.

L’ho già scritto e lo ripeto, l’esonero (almeno per ora) non penso sia una soluzione, ma a un patto: vedere miglioramenti.

Per ora sono deluso, non soltanto ne vedo pochi, non ci sono neppure miglioramenti significativi nel gioco o nelle prestazioni dei singoli. Kean a parte.

Cosa significa?

Questo dovrebbero capirlo e saperlo i dirigenti che, ovviamente, nelle difficoltà spariscono come Pradè, un dimissionario in teoria che in pratica resta al suo posto. O si mettono a litigare con i tifosi come ha fatto Ferrari. Dirigenti non ce ne sono altri.

E allora ritorno a un appello già fatto e rifatto a Rocco Commisso: intervenga sulla società, la rafforzi, o si decida a vendere.

Ho scritto, quasi provocatoriamente, che io proverei a prendere Galliani. Magari venisse. Il mio scopo era quello di accendere i riflettori sul problema vero della Fiorentina. Volendo, ci sono altri manager in giro che conoscono il calcio e nel calcio sono riconosciuti e riconoscibili. Un altro che mi viene in mente è Umberto Gandini, oppure Michele Uva ora in Uefa, ma basta pensarci un po’ e se ne trovano di bravi, l’importante sarebbe volerlo.

Quello che è successo in tribuna fra i tifosi e il direttore generale della Fiorentina Ferrari la dice molto lunga sui limiti di questi dirigenti.

Ho visto contestare da vicino grandi presidenti e grandi di ogni tipo, da Berlusconi a Boniperti, da Galliani (appunto) a Sensi, ma anche dirigenti più piccoli. A Firenze è successo a Cecchi Gori, ai Della Valle, a Cognigni. Hanno avuto insulti personali, alla famiglia, purtroppo ho visto volare anche sputi. Tutti episodi brutti e condannabili, ovviamente. Mai e dico mai, ho visto invece una reazione che è una, con la consapevolezza e autorevolezza di un ruolo difficile, in un mondo particolare che ti esalta o ti affossa a seconda dei risultati.

E tutti i dirigenti hanno ben chiaro un concetto in testa: i tifosi sono il business e hanno sempre ragione, soprattutto quando la squadra è penultima in classifica.

Al massimo questi signori li ho visti abbandonare le tribune, come avrebbe dovuto fare anche Ferrari invece di sfidare i tifosi. O al limite avrebbe potuto far intervenire gli steward.

La sfida di Ferrari alle provocazioni, vedere i filmati che circolano, è la conferma dell’inadeguatezza, dell’idea che il dirigente viola abbia un compito che va oltre, lontano dalle competenze che ha sempre avuto, con il calcio non c’entra nulla, questo mondo lo conosce poco. Ma s’era già ampiamente capito.

E qui torno al momento di Pioli.

Chi, in dirigenza, è in grado di capire se questo allenatore che comunque un po’ tutti stimiamo e avevamo aspettato come l’uomo della svolta, sia invece dentro un momento di difficoltà insormontabili? Succede anche ai migliori.

Chi può capire se la squadra è pronta per uscire dalla crisi, se sta davvero con l’allenatore come si dice a parole o invece è il momento di intervenire?

Purtroppo Rocco non c’è, solo lui potrebbe capirlo. E invece può solo fidarsi di quello che gli raccontano.

Vedo tanta nebbia attorno alla Fiorentina e questo deve preoccupare. Spero solo che Pioli trovi il coraggio necessario per fare ulteriori scelte, anche drastiche.

E’ evidente che qualcuno non funzioni, che altri rendano poco. Se Gosens è questo, uno come Fortini deve giocare. Se Fagioli continua a essere questo, avanti con Ndour. Ranieri fa fatica, c’è Viti. Ma anche altri.

Domani c’è l’Inter, una volta le partite come questa non ti mettevano paura, ma ti caricavano alla ricerca dell’impresa. Vorrei almeno rivedere una Fiorentina con uno spirito battagliero, ma anche la speranza non può essere eterna. Poi restano Lecce e Genoa, il tempo è scaduto.