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Ha sbagliato Pioli e anche noi. Varrebbe la pena richiamare Palladino

Matteo Magrini
Pioli non poteva più restare, D'Aversa sarebbe stato un errore. Ora servono calma e sangue freddo

L'ultima immagine vale più di mille, inutili, parole. Stefano Pioli che se ne va, da solo, verso gli spogliatoi e camminando incontro la desolante Fiesole di oggi. Dall'altra parte, distante una vita, la squadra. Sotto la curva, a raccogliere tutta la rabbia dei tifosi. Una (bruttissima) scena, dopo la quale non poteva che finire così. E se anche si era sentito in qualche modo tradito o abbandonato dalla sua truppa, il mister non doveva comportarsi così. Eppure, non è stato quello il fatto più grave. Ancora peggio infatti è stato quanto è successo prima, della partita. Quando (al contrario di quanto sempre successo) lo stesso Pioli non è stato in mezzo ai calciatori durante il riscaldamento ma li ha lasciati alle attenzioni dello staff restandosene, da solo, nella pancia dello stadio. “Solo”. E' questa la parola chiave. Quante volte l'abbiamo usata? Eppure noi stessi, io almeno, ho sottovalutato quanto valesse non solo per il vuoto cosmico che aveva attorno in quanto a società ma anche per il rapporto con il gruppo.

Non è mai nato, il feeling, e c'è chi racconta che sia colpa di un atteggiamento profondamente diverso da quello a cui il mister ci aveva abituato. Presuntuoso, sussurrano, deciso ad ascoltar solo le sue convinzioni. Sarà vero? Impossibile dare una risposta. Di certo si può dire che se accanto avesse avuto una dirigenza vera, forte, capace di leggere le dinamiche del calcio, forse non sarebbe finita così. Eppure, ormai, star qua a recriminare serve a poco. C'è solo da ammettere di aver completamente sbagliato a ritenere che sarebbe stato lui il grande valore aggiunto e anche a insistere (come faceva lui stesso) nel pensare che potesse essere la “soluzione” per venir fuori da questa melma. Non era così, purtroppo. Sia chiaro. Questo non significa che sia l'unico responsabile. Anzi. In cima alla lista, almeno al pari suo, ci vanno i giocatori. E non vale nemmeno la pena soffermarsi su quanto ha fatto Pongracic con quel like al post dell'esonero poi rimosso. Semmai ecco. Ci limitiamo a far presente all'insuperabile centrale croato che nel 2025 è rimasto lui, e qualche altro suo collega forse, a pensare che sul web non resti traccia di quello che fai o digiti.

Un'”uscita” degna di quelle che ha spesso tentato in anticipo sugli attaccanti avversari, e sulla quale è meglio stendere un enorme velo pietoso. Tocca a loro comunque, adesso. Sono i giocatori più di chiunque altro a dover tirar fuori la Fiorentina dall'ultimo (ribadisco, ULTIMO) posto in classifica. Tocca a loro cancellare l'immagine indegna, imbarazzante, sconcertante...scegliete voi, che hanno lasciato nella (non) partita che hanno (non) giocato col Lecce. A loro e, ovviamente, alla società e a chi arriverà per sostituire Pioli.

A proposito. Un po' come successe con Italiano, per “sbaglio” sono arrivati alla decisione a mio avviso più saggia. Hanno dato la panchina a Galloppa (probabilmente fino a Genoa compreso) e si son presi tutto il tempo possibile. La fretta (se vogliamo chiamare “fretta” chi suggerisce nell'ombra...) aveva consigliato Roberto D'Aversa. Uno che portava con sé un paio di certezze: le ultime retrocessioni e il fatto che, se possibile, la contestazione si sarebbe fatta ancor più violenta. Ci voleva un genio insomma per partorire quella scelta ma per fortuna il rumore della città e Roberto Goretti (così raccontano gli spifferi) hanno suggerito la marcia indietro. Cosa farei io? Il mio voto l'avrei dato a De Rossi (per me profilo più che interessante) ma capisco tutte le remore. E quindi? Anche qua. So bene quante e quali siano tutte le controindicazioni (cosa ne pensa Commisso? Come farebbe a relazionarsi con le decine di uomini dell'ex diesse sparse per il Viola Park? Cosa penserebbero i tifosi che contestavano pure lui?) ma se ci fosse un modo per chiarire questi aspetti beh, forse, varrebbe davvero la pena riportare Palladino.


Si. Lo scrivo io, che l'ho criticato con convinzione per la proposta di calcio e anche per le modalità dell'addio. Pensieri che conservo e che non rinnego, perché non bisogna mai aver “paura” delle proprie idee. L'importante è mantenere coerenza e, soprattutto, buona fede e correttezza. Si ripartirebbe da zero insomma, pronti ad applaudire davanti a qualcosa di nostro gusto o a far presente quello che, al contrario, ci sembrerebbe sbagliato o lontano dalle nostre preferenze. La scelta, comunque, spetta al club. E visto che noi siamo quelli che “pensano solo a criticare” e che “vogliono il male della Fiorentina” non staremmo qua, ora, a rivendicare quanto detto e scritto per anni. L'importante adesso, è tifare perché prendano la strada giusta e venir fuori da una situazione pericolosa. Molto, ma molto, pericolosa.