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Con Pioli fino a novembre, ma Rocco potenzi la società o venda

Enzo Bucchioni Editorialista 
La società è strutturalmente debole. Dopo la morte di Joe Barone c’è un grande vuoto di potere e di organizzazione

Il momento è complicatissimo e forse non tutti l’hanno capito. Per una squadra non abituata a lottare per salvarsi i rischi sono enormi, chi vuole il bene della Fiorentina ora dovrebbe stare con Pioli, non c’è altra strada. Ricompattarsi, stare vicini alla squadra, remare tutti dalla stessa parte, mettere via le polemiche in nome e per conto della Fiorentina, dovrebbe essere un qualcosa che accomuna tutti. I tanti ricordi pericolosi, anche viola e di altre squadre in situazioni simili dovrebbero indurre a una sorta di tregua.

So bene che in certi casi ragionare razionalmente è dura, so bene che l’istinto ti porterebbe a dire esoneriamo Pioli, mandiamo via Pradè, mettiamo la Fiorentina in mani nuove, ma per fare certe cose servono tempo, freddezza e soluzioni all’altezza. Le avventure al buio, i tentativi, gli esperimenti, le scosse, possono provocare ulteriori danni irreparabili. Pensate solo cosa hanno fatto il Napoli due anni fa e il Milan l’anno scorso. Continui cambi di allenatori e in alcuni casi di dirigenti non hanno fatto salvare la stagione. In molti casi è andata peggio.

Pioli sta deludendo tutti, probabilmente anche se stesso, ma è un allenatore esperto e un uomo saggio. Di sicuro sa dove ha sbagliato, dove deve intervenire e sa pure quanti margini ha per portare la Fiorentina su un terreno meno molle. Non mi aspetto una ripresa straordinaria e neppur miracoli, un inizio così brutto terrà purtroppo la Fiorentina lontana dalle ambizioni di partenza, ma adesso l’obiettivo è allontanarsi prima possibile dalla zona retrocessione. C’è ansia, c’è paura di sbagliare, s’è vista chiaramente anche a San Siro l’incapacità di portare a casa il risultato. Comunque oggi Pioli può ancora riprendere in mano il gruppo e la strada. Lui ha portato la Fiorentina in fondo alla classifica, lui ha esperienza e capacità per farla ripartire. Qualche piccolo miglioramento contro Roma e Milan, non fosse altro il coraggio di far fuori Gudmundsson, di giocare per Kean con tanti centrocampisti e un baricentro più basso.

Dunque, per il bene della Fiorentina, turandosi il naso, tutti con Pioli. Fino a quando?

Almeno fino alla sosta di novembre. Ci sono sei partite da giocare, due di Conference a Vienna e a Mainz, quattro di campionato con Bologna in casa, Inter, Lecce in casa e Genoa. E’ ovvio che serva però un graduale cambio di passo, a cominciare da giovedì. A questa squadra serve un risultato positivo, un po’ di autostima. Dalle quattro partite di campionato, una proibitiva (Inter), una difficile (Bologna) e due da vincere (Lecce e Genoa), dovrà arrivare il segnale più forte.


Toccando ferro, è ovvio che se a novembre la squadra dovesse essere ancora in queste condizioni fisiche e mentali, senza vittorie convincenti, non basteranno i punticini rosicchiati come quelli a Pisa, Cagliari o Torino, allora servirà la mossa della disperazione, la terapia d’urto, con tutti i rischi e le incognite del caso. La situazione della Fiorentina è incredibile, certe situazioni si fa fatica a capirle, gli errori sono stati fatti, sia tecnici che di valutazione dei giocatori, ma una squadra così è inaccettabile. Si capisce che c’è qualcosa che va oltre i moduli e i numeri, che blocca tutto. Pioli e la società devono capire e avere il coraggio delle scelte. A volte basta poco per scacciare i fantasmi.

Da Milano però mi porto dietro una delusione fortissima. Ho visto lievi miglioramenti, ma troppo poco. Al Milan mancavano cinque giocatori fondamentali. Sapete quante volte ha tirato in porta la Fiorentina? Una sola. Zero le occasioni create, il gol casuale, regalato da un’incertezza del Milan. Non saper portare a casa il vantaggio, arretrare, non ripartire più, farsi schiacciare, è un atteggiamento neanche da provinciale. L’ingenuità sull’uscita di Ranieri infortunato è inaccettabile. E penso sia pure sbagliatissimo dare la colpa della sconfitta al rigore. Un autogol di Pradè e non è il primo. La Fiorentina stava subendo, De Gea aveva appena salvato il due a uno, per come s’era rintanata la Fiorentina sarebbe stato comunque durissimo resistere così schiacciati in area. Questo è l’errore. Il rigore si può dare e non dare, Parisi ha sbagliato contro il Pisa la Fiorentina è stata favorita dalla decisione dell’arbitro. Il Var Abisso ha sbagliato, e qui siamo d’accordo.

Attaccare pubblicamente come ha fatto Pradè, ma anche Pioli, significa solo dare alibi ai giocatori per una sconfitta che è comunque demerito loro e vuol dire mettersi contro gli arbitri che hanno la memoria lunga. Certe proteste vanno fatte in modo autorevole, in altre sedi, mostrare i muscoli solo per Rocco o per i tifosi è dannoso.

Detto questo, sperando in una rapida risalita per ritrovare almeno una zona tranquilla, i problemi sono tanti. Evidentissimi. Dispiace per l’assenza e la salute di Rocco Commisso, questa è la cosa che fa più male per un presidente che comunque ha investito più di novanta milioni sul mercato e avrebbe meritato ben altro. Speriamo possa tornare presto a dare energia e consigli, ma dovrebbe aver capito che così è difficile costruire la vera ambizione.

La società è strutturalmente debole. Pradè è stanco, provato, e non da oggi. Il suo ciclo a Firenze è finito da un pezzo, questa situazione lo sta dilaniando. Non si dimetterà, ma alla prima occasione va dimissionato. Non ora, è l’unico uomo di calcio in società. E questo è il vero, grande problema. Dopo la morte di Joe Barone c’è un grande vuoto di potere e di organizzazione. Personalmente mi auguro che Rocco possa riprendere decisamente in mano tutto, se questo non fosse possibile, la distanza è un ostacolo non da poco, il presidente ha due strade davanti. Ristrutturare e potenziare tutto l’assetto societario ora debolissimo, oppure vendere la società. In questa situazione si rischia di vanificare i suoi invstimenti come successo con i novanta milioni di quest’estate.

Avrei anche un nome da fare, un consiglio non richiesto e mi scuso. Se Galliani non dovesse tornare al Milan, e sottolineo se, perchè non offrirgli la guida della Fiorentina? In Toscana, al Forte, è di casa. Magari una nuova avventura dopo Monza per lui potrebbe essere stimolante. L’ho buttata lì solo per sottolineare il vero problema.